IL GRAN CONTAGIO DI VERONA
LIBRO SECONDO.

COSI, nel Mare capaciſſimo dell’ angoſcie , à piene vele ſi nauigaua : trauagliato il Vaſsello della Città miſerabile da gl’ impetuoſi venti del terrore , e della ſtrage, Non appariua luce propitia ; non s’ achettauauo punto l’ onde del pianto publico mà vie più ſempre ſcoprendoſi , Moſtri , Sirti, e voragini , ſi aſpettaua il naufragio. Superati dalla procelloſa marea i ripari, & abbattuto se non l’ animo , almen le forze de’ prudenti gouernatori , ſi ſtaua vniuerſalmente attendendo l’ vltimo flutto , che metteſse fine alle Vite, & al trauaglio. Vſciti del numero de’ viuenti anco i nuoui ſepelitori, più volte riparati nello ſpacio di pochi giorni, ſomminiſtraua la inuincibil necceſſità, gli più ſtrani, e ſconci partiti , che penſar poſsa mente confuſa. La Moglie , morto il Marito nello ſteſso tempo dell’infermarſi , era coſtretta, con l’ aiuto delle figliuole , e de’ figliuoli, tepido ancora , riuoltarlo in que’ medeſimi lini , dou’ erano ſtati poco prima i ſonni communi ; e per leuare la putredine della Caſa, fattogli con le proprie braccia feretro ; portarlo ò sù ‘l più proſſimo campo , ò riuerſarlo in grembo al fiume, che per altro delitioſo, & ameno, diuenia tomba miſerabile d’ inſepolti: e ſpeſse volte riuſciua , che nel dirli l’ vltimo addio, vinta dall’ ambaſcia, e ferita dall’ infettione , cadeua bocconi ſopra la riua , eſalando l’ anima , e con infelice viaggio , ſeguiua nella ſteſa corrente il poco prima pianto cadauero. Ne per vietare ſimili inconuenienti, baſtauano le publiche prouiſioni ; perche gli accidenti peculiari, variano ogni regola ; e la necceſſità è più potente d’ ogni Legge. E che poteuano fare le reliquie viue del popolo in tanta calamità ! Sopportar il lezzo delle viſcere corrotte , è vn ſupplicio , che la maligna , e diabolica natura d’ vn Meſentio inuiperito , non ſeppe immaginarſi il più orrendo. Pur troppo l’ orror del giorno , ripieno di ſtrepitoſi lamenti atterriua : pur troppo le tenebre della Notte , nel loro ſilentio mortifero ſpauentauano , ſenza la viſta di cadaueri , che tanto più muouono , e trauagliano , quantoche ſoſtennero l’ anime di perſone domeſtiche . Il Cauallo , il Cane , il Lupo medeſimo , adombra , e s’ arrettra, alla viſta della propria ſpecie se qualche eſsangue cadauero gli attrauerſa la ſtrada. Non all’ Hueomo altrimenti accade ; ſomminiſtratoli tanto maggior ribrezzo , & abborrimento , quanto maggiormente fu la defonta perſona ch’ egli mira , à lui famigliare, riſuegliandoſi molti affetti in vn punto , da vn ſol oggetto . 0′ ſerie di conſiderationi ſouerchie forſe all , Hiſtoria , mà portate dalla natura del ſoggetto. L’ inchiocſtro è vn Proteo , che ſi veſte delle sembianze de’ penſieri , che la mente gli ſomminiſtra. Scuſerà facilmente le digreſſioni , chiunque è ſtato parte , ò ſpettatore di sì notabili accidenti ; che tolſero non ſolo la ſembianze al viuer politico, & alla cura domeſtica , mà poco meno che alla pietà ; per la più importante ſalute. Vn Caualiero di portata ( il cui nome taccio , perche merita eſser raccordato ſolo in propoſito d’ honore ) tocco di Peſte , vicino a eſalar lo ſpirito , ſi lagnaua languendo , e morendo, di trouarſi anco per le necceſſità dell’ anima abbandonato : E con voce chioccia , e debole, negli eſtremi aneliti ſi auguraua di morire ſopra le forche per hauer almeno Religioſi, che l’ aiutaſse in quel gran punto. O circoſtanze del flagello ! Stauano in alcune Caſe i cadaueri , per mancanza di perſone che gl’ interrassero , i giorni , e i giorni inſepolti ; onde beuuto il fetor di queſti nella reſpiratione de’ ſani , il ſano in breue era e morto , e fetente ; à putredine cumulando putredine.
Portò anco la necceſſità alcune volte, che non douendoſi per alcuno conueniente, ſotterrar i corpi, maſſime popolari nella Città, & eſsendone già partite le barche piene, che mancando chi li interraſse, ſtettero gli tre , quattro giorni dentro le barche inſepolti ; onde per necceſſità mera appunto, affondati i Vaſselli , biſognò laſciar li cadaueri alla Seconda del fiume : la cui corrente in certo modo ſeruendo di purga à ſe medeſima , e diſtruggendo ſe non la parte eſcrementoſa, almen la venefica , ſenza notabil pericolo di contaminarſi , non altro maggior diſordine cagionaua, che un certo orrore.
Si auuide auegnache tardi dell’importante diſordine del ſepelir gli corpi in Città, Piacenza ; quandoche , ripieni già i Cimiteri, eſalaua di modo fetido il lezzo da que’ ſepolchri , che ammorbando ogni Contrada , confeſsaua il Popolo, reſtar fomentata la Peſtilenza notabilmente, da que’ fetori. Che perciò fù decretato , che acceſi gran fuochi intorno gli auelli prima ſcoperti , per purificar indì l’ aria, ſi attaccaſsero poſcia le fiamme dentro le ſepolture, gettate in quelle bituminoſe, & ontuoſe materie , affinecbe reſtaſsero in eſse conſonti i corpi. Partito da abbracciarſi più toſto per correttione dell’ errore, che per elettione di prouuidenza. A ſimili determinationi ſarebbe forſe diſceſo anco il Magistrato noſtro sforzatamente , ſe non foſsero ſtati ſomminiſtrati dalla Veneta humanità, numeroſi miniſtri , per la ſepoltura de’ morti , onde ceſsò l’ orror de’ cuori più deboli, che non poteuano ſofferire ſenza timore, il veder per l’acque andar nuotando i cadaueri.
In tanto, non men di noi, piangeuano gli altri Luoghi di Terra Ferma ; ſin allhora conſeruateſi meglio dell’ altre; Padoua, Treuigi, Baſsano: paſsata però la Peſtilenza, à qualche Terra del Friuli: e non eſente e ‘l Bologneſe, & altre Città Eccleſiaſtiche. Fù notabile in Lombardia, oppreſse dal Contagio l’ altre Città circonuicine, il veder Reggio ſi lungamente preſeruato : coſa più toſto attribuita à protettione di quella Miracoloſa Vergine, che ad alcun mezo terreno,
Cominciò anco in queſto mentre ad infettarſi il Territorio Veroneſe, e ſi come era in chiaro la cagione del male, cioè il commercio con la Città, così riufciua difficiliſſimo il rimediarci.
Molti di Corte del Vallareſso, infermarono in que’ giorni, e morirono di Contagio : Non però egli ſi rittraſse dal conſueto operare, che anzi più ſempre inferuorandoſi nell’ eſecutione de’ voleri del Principe, e nella ſalute publica, non riſparmiaua ſe ſteſso , ſempre apparecchiato alle Conſulte, pronto alle Audienze ; e in perpetuo giro di commando dupplicato, in diuerſe parti della Città; tuttoche grauemente offeſo di freſco da ſenſibiliſſimo colico , e trauagliato poſcia per lungo ſpacio da noioſiſſimi dolori articolari ; onde era necceſſitato frapporre , con ſuo graue pericolo , alla quiete necceſſaria, vn moto quaſi continuo, richieſto dalle vrgentiſſime cariche.
Sentì anco l’ infettione, la Caſa del Proueditor Priuli; e parimente quaſi tutte le Corti.
Morì non molto dopo Giordano Serego Conte, Caualiero di qualità ſingolari ; & il più attempato de’ Signori alla Sanità . E morì anco Michel Sacramoſo Caualiero di conſpicue qualità : l’ vno e l’ altro Padre grauissimo nell’ Academia Filarmonica , in vece de’ quali furono molto degnamente eletti ne’ loro luoghi con applauſo, & allegrezza , Nicola Rambaldo Caualiero, e Lodouico della Torre Marcheſe, ſoggetti di nobiliſſime conditioni. Fù openione, che l’vſo troppo familiare degli Antidoti calidi vccideſſe il Conte Serego.
Patirono in queſto tempo notabilmente gli Monaſterij, sì di Religioſi , come di Monache : così andaua queſto incendio funeſto , conſumando indifferentemente le perſone anco meno eſpoſte al commercio : hauuta però la proportione del più , e del meno , dalla riſerua, al patimento , auegnache con regole aſſai incerte : perche molti veggo al dì d’ hoggi, c’ hanno couerſato , e dormito con gl’ infetti , e non hanno contratto il male : altri , ſempre rinchiuſi , non han potuto euitar il colpo .
Facendoſi intanto la paura ſempre maggiore ne’ Cittadini, non ſolo andauano gli Deputati renitenti alle loro cariche, mà cominciarono etiandio gli venditori de’ rimedii , à ritirarſi dal diſpenſarli, con notabile pregiudizio del publico: laonde con nuoue impoſitioni di pene , e pecuniarie , e corporali, ad arbitrio del Magiſtrato , fu cercato di rimediare à così fatti diſordini.
E perche ardiuano molti , di eſporre gli cadaueri per le ſtrade , fu intimato che per lo auenire , non oſaſſe alcuno di qual ſi voleſſe conditione, portar cadaueri nelle vie ; ſotto pena di poter eſſere impunemente offeſo , e morto : aſſegnato anco premio all’ vcciſore, de’ beni del reo , ò dell’Ufficio ; e riſerbatoſi il Magiſtrato , di proceder anco con altre pene ſeueriſſime corporali.
Nel Chaos di tante , e ſi notabili confuſioni , ſi auuilluppaua vn altro diſordine mortale ; & era , che occultauano alcune perſone di poca rettitudine d’animo , il morbo , per priuato intereſſe , con grauissimo nocumento del publico : che perciò il Magiſtrato , pensò in due maniere di rimediarci. Prima , procurando che foſse formato dal Vicario Epiſcopale vn Decreto , approuato anco da altri Theologi , mediante il quale veniſſe negata da’ Confeſſori l’ aſſolutione à chiunque il male celato haueſſe : E poi , per accoppiare a’ mezi ſpirituali, la forza anco de’ temporali , trà quali il primo luogo hà la pena , furono fatti Proclami , dal Vallareſſo , chiariſſimi in ſimil materia ; prohibendo in pena della vita à qualſiuoglia, che con tumori , o con altri ſegni di Contagio euidenti , caminaſse per la Città, o conuerſaſſe con gli altri. Laonde , eſſendo capitato à notitia publica vn reo , conuinto e confeſſo di queſta tacciuta infettione. ( da che deriuò anco la Morte d’altri ) fu ſententiato à morire di moſchettate ; ſacrificata con vna esemplare Giuſtitia la vita d’vno , alla pubblica ſalute ; cauando dalla morte di queſto , vitale preſeruatiuo per molti , e molti.
Arriuò circa i primi giorni di Luglio Giouanni Heniſio, Medico Auguſtano , inuitato con honorario molto degno , per ſupplire à biſogni urgenti della Città , mancati già molti Medici , & impauriti i pochi rimaſi dall’ eſſempio de’ Colleghi aſſai più potente à mouere , che ogni perſuaſione in contrario: Conduſſe Queſto vn Chirurgo ſeco : alla venuta de’ quali , comeche le nouità ſempre piacciano, tutta la Città parue che reſpiraſſe , e ſi prometteſſe eſiti grandi , atteſo ch’eglino veniuano con atteſtationi molto degne , d’ hauer medicato in altri Lochi la Peſtilenza. Erano tenuti quelli infetti per feliciſſimi, che haueano gratia di vederli ; e correua l’oro in gran paghe , perche ogn’ vno con la forza di queſto procuraua rapirli alla moltitudine , che li richiedeua. Leuaua aſſai del ſollieuo all’infermo , & à li aſſiſtenti, il douer con eſſi fauellare per intreprete ; ignudi affatto anco di quel rozzo Italianiſmo, che ſuol imbeuere al primo incontro il Germano . Diuerſamente ſi ragionaua delle ſue cure , hora fortunate , hora infelici. La Paſſione leua molto all’ auttorità di chi giudica ; perche l’ euento proſpero concilia ſtima , ed affetto ; l’infelice ſprezzo, e maleuolenza , ſuppoſta anco la parità dell’ impiego , dal canto del profeſſore ; perche la Fortuna , nobilita, & auuiliſce notabilmente, le contingenze. Fù detto , che lo Heniſio , & il Collega Chirurgo , più d’ vna volta intimoriti diceſſero , d’ hauer incontrato vna Peſte molto orrenda in Verona ; non punto ſimile à quelle della Germania , aſſai più trattabili , e più ſanabili . La moltitudine de gl’ infermi , la penuria de Medici, parte perduti , parte impotenti, e circoſpetti , cagionaua che appena queſti Alemani poteſſero ſupplire con le lor viſite, al ſeſto del biſogno , auuegnache lunghiſſime foſſero le giornate .
Non meno però di queſti , trauagliaua in eſſercitio continuo , il Dottor Bonauentura Ferrari , di Vdine , honorato di publico ſtipendio dal Principe Sereniſſimo , per la cura delle Militie ; perſona ingenua , & intrepida ſenza pari , in sì gran pericolo : buon conoſcitore de’ commodi della vita, ma pronto à incontrar la Morte , per ſoſtenere debitamente la propria Carica. Queſto ſi accoſtaua anco alla più infima pouertà ; e in particolare per carità a’ Monaſterij , allhora quaſi abbandonati da’ propri Medici. Sortirono a queſto molte cure felici, e conſpicue adoperando egli ſcielti medicamenti ; onde meritò 1′ honore dalla publica Equità , e benignità , di catena , e medaglia d’ oro , per eſpreſſione di aggradimento dell’ vtile e degno ſeruitio preſtato al publico. Nella preſeruatione di queſto , mentre ſi ferma il penſiero , vacilla la Filoſofia. Viſitaua le migliaia de gl’ infetti , dimorando à stanza chiuſa con loro ; maneggiando i tumori , ſenza vſare preſeruatiuo immaginabile : Niente di cura circa i panni , co’ quali ſi auuicinaua à gli ammorbati: e quello ch’ è più degno di marauiglia , conuerſando ſtrettamente e ſenza riguardo co’ ſuoi famigliari , niſſuno mai contraſſe il malore . Vna Antipathia di temperamento , con la Peſtilenza , mi appagarebbe , in vn accidente caſuale , d’ eſſerſi due, quattro , ſei , dieci volte eſpoſto : Mà ſi tratta d’ innumerabili ; e non in riguardo ad vno agente operante ſempre d’ vn modo, mà ſì bene à Contagio in quel ſuppoſito più, in quell’ altro meno efficace: variando anco giornalmente à ſorte il temperamento , conforme i cibi , i ſonni , il coito , e l’ altre coſe non naturali ; portandoſi queſto a’ feriti , con varia diſpoſitione , ò più poroſa, ò piu denſa , e con tante altre variabili circoſtanze ; ond’ è forza ch’ io ancora eſclami, che la Natura della Peſte è incomprenſibile, e ch’ è veramente flagello molto prouato, e poco inteſo.
Oltre il Ferrari , ſi affaticauano certi Empirici: alcuni Soldati Franceſi. Qualche Corſo. Vno Antonio Groſſi , Spagirico , diſpenſatore di certa ſudorifica poluere , per comun grido profittaua aſſaiſſimo: Et altri del volgo, fino à viliſſime feminelle , che ſperimentati in ſe ſalutari preſidij, andauano poi per rittrarne vtile , communicandoli à biſognoſi.
Vennero poi di Venetia alcuni Chirurghi , i quali furono dal Vallareſſo diſtribuiti per Seſtieri, affineche la Città egualmente participaſſe de gli effetti del ſuo Zelo paterno : premeſſa loro vna ſeuera comminatione, perche doueſsero aſtenerſi, da ogni illecito prouecchio. Quaſi tutti queſti , in pochi giorni diedero fine al ſeruitio loro, & alla Vita.
Faceuaſi quotidianamente maggiore la mortalità nelle Militie , e maſſime nelle Cernide ; molti dello cui numero ſi dauano anco alla fuga, con diſordine, e pericolo publico ; al che pure penſati furono rimedij opportuni.
Era parere vniuerſale , che la ſtrage del Contagio , foſſe hormai peruenuta al ſommo , tuttauolta la pratica facea vedere , che reſtaua nuouo grado al flagello per auanzarſi ; quandoché , tornate anco a’ loro luoghi le perſone rurali, & vſcite le Soldateſche , oltre perdute molte migliaia, e molte de’ Cittadini , douendoſi ragioneuolmente per la regola del tanto per tanto, raccogliere aſſai minor numero di perſone morte , ſi oſseruaua tuttauolta non ſcemare, anzi accreſcere la loro copia ne’ riſtretti : perche all’ ingreſso di Luglio, moriuano trecento e cinquanta perſone per giorno : onde ſi comprendea manifeſtamente, che di pari paſsoſi auanzauano l’ ardore della ſtagione , e lo incendio della Peſte , e quel ch’ era peggio , col numero de’ morti, multiplicaua il fomite del Contagio , e creſcea l’ orrore in que’ pochi viui, che già teniano la ſalute per difperata, e la Città , per efterminata : mancando maſſime con celere eccidio gli Miniſtri necceſſarij , da che naſceua la confuſione delle regole instituite. S’infermò in queſto tempo Angelo Giuſtiniano, ſoggetto conſpicuo , e Senatore di preſtantiſſime conditioni, nella Carica di Pagador delle Militie ; & in breu’ hore morì. Ne’ dì medeſimi , perirono di Contagio, altri della Corte del Vallareſſo ; diſtrutti quaſi totalmente i Monaci neri di Santo Navario dalla Peſte , nel Conuento de’ quali era eſſo Proueditore alloggiato : donde, per conſiglio de’ Medici, e coſtretto dalle perſuaſioni , e preghiere de’ Conti Giuſti, ſi trasferì in vn degno appartamento del nobiliſſimo lor Palagio, perche la di lui difficil conualeſcenza, poteſſe dalla bell’ aria , e dal luogo ameno, riceuer qualche riſtoro.
Erano mancati di nuouo i ſepelitori non ſolo della Città , più volte alle freſche perdite d’ altri ſoſtituiti , mà quelli anco che la Veneta benignità haueua traſmeſſi, parte erano eſtinti , parte languiuano fotto il peſo impari à gli homeri. Che perciò con irreparabile pregiudicio del publico, tardauano molte volte i corpi , ad eſſer mandati fuor delle mura a’ lochi aſſegnati .
Vno de’ Padri Cappuccini deputati alla cura del Lazaretto , morì; Religioſo molto ſauio , attiuo, e caritatiuo ; il quale per la ſua bontà, e ſufficienza , fu ſoſpirato vniuerſamente .
Succeſſe ſotto gli tre di Luglio l’accidente infauſto , dello incendio del Santo Monte di Pietà ; in tempo che pur troppo alterati gli animi , e contaminati dalla ſtrage della Peſte , e da’ pericoli della Guerra, anco i più ſani, languiuano. Al tocco del maggior Bronzo ſonavo , nuntio ſempre di ſciagure ò priuate , ò publiche , in quello strepito d’ armi, non fù certo cosi intrepido petto , che non deſſe luogo al dubbio di qualche incurſione eſterna , ò di qualche militare ſolleuatione dentro della Città ; rappreſentandoſi ad ogni mente più graui riſchi .
Si come dunque nell’ ambiguità del pericolo , diuerſamente diſcorreua l’ animo ; ſempre però indouinandoſi male , così in varie guiſe ſi apparecchiauano i Cittadini , per impiegarſi ; pigliando i più l’ armi alla mano , sì per effondere il ſangue per lo Sereniſſimo Principe biſognando , & sì per diffendere le proprie Caſe , e lor medeſimi, con ardire . Mà in tanto ſpargeano per le publiche ſtrade diuerſe voci lamenteuoli , frà gli orrori della Notte , la cagione del toccarſi il metallo publico à martello : cioè ch’ ardeua il Santo Monte. Chi ha veduto vn condannato , poſto trà le forche , e l’ acceta , ch’è necceſſitato morir sù queſte , e ſotto quella ; col ſolo vantaggio della elettione del patibolo , s’ imagini di veder l’ animo della parte maggiore de’ Cittadini, con picciola diminutione d’orrore , rimanere nulla , ò poco ſolleuato ; concioſiache doue ſi temeua poco prima della barbarie del nimico , ò della rapacità militare , che pur poſſono dalle preci , reſtar addolcite , allhora , conoſcendo d’ hauerla con vn auerſario implacabile, non che crudele , com’ è il vorace elemento , non potea non eſſer grauiſſimo il cordoglio de gli animi, e maſſime della nobiltà .
Verona , ſi come hà delicati , e ſottili ingegni , così nutre ſpiriti molto vaſti , e capaci d’ ogni elato penſiero : che perciò con magnanima , auegnache non forſe del tutto prudente gara, concorrendo nelle graui ſpeſe i ſoggetti , naſce che ſuperando quelle il nerbo delle ſoſtanze , ſi accorgano molti , che non camina giuſto il computo delle rendite co’ diſpendi. Quindi auuiene , che con varie alternationi, altri riponga gli eſtiui arredi in tempo di verno, preſſo chi preſta con quella lecita vſura ; e quelli della Vernata altreſi la State ; la onde ſempre nel Monte Santo di Pietà, ſono ſtati abbondanti gli abbigliamenti ricchiſſimi d’ ogni ſorte , e non ſolo gemme , & ori , ma etiandio pretioſiſſimi addobbi , e veſtimenta ſontuoſiſſime ; ammeſſe in quel luogo con aſſai debole impreſtido , per cautione maggiore di que’ Miniſtri.
Sparſa adunque la ria nouella dello incendio, che con rapidezza quaſi fatale, & irreparabile andò le ſtanze tutte occupando , ogn’ vno vidde in ſe medeſimo più toſto luogo à ramarichi , che al rimedio : Maſſime che , rare ſendo quelle Caſe , che non haueſſero infermi, rari anco erano quelli, che ò non haueſſero biſogno di riceuer aiuto, ò foſſero habili à portarlo in altra parte .
Allhora più che mai manifeſta apparue la perdita de gl’ innumerabili Cittadini ; concioſiache alla eſtintione di così importante incendio , ſi vidde accorrere in deboliſſimo numero il groſſo non ſolo della intereſſata Cittadinanza , mà quelli Operarij anco obligati ſotto grauiſſime pene à concorrere : laonde se non erano alcune Compagnie di Albaneſi, il danno che veramente fu ineſtimabile per lo incendio del Monte, fora anco ſtato commune, à molte e molte Caſe propinque : mouendoſi perciò queſti con la naturale forza, & agilità, comandati da’ Maggiori Rappreſentanti, profittarono molto, per prohibire il progreſſo del voraciſſimo foco. Era coſa fingolarmente marauiglioſa, il veder anco Nobiliſſimi Perſonaggi , con affetto , e pietà, depoſta in gran parte la Maeſtà della lor naſcita , adoperarſi con zelo manualmente , per l’ eſtintione dello incendio . Pietro Michiele, e Nicolò Moſto , Camerlenghi , portarono sù le proprie ſpalle fuori delle munitioni di Corte , i faſci d’ accete , sù la Porpora Queſtoria : ſtimando conuenirſi ad animi grandi ogn’ impiego, dove il publico resti ſoccorſo, né maggiori biſogni. Riſcaldato il Moſto ſouuerchiamente , ammalò, e morì con tumor peſtifero : aſſiſtente ſempre à lui il Michiele, che baciatolo anco per la mutua beneuolenza, vicino à gli eſtremi aliti, moſtrò la forza dell’ Amicitia , e le marauiglie della Natura, eſſendo egli ſempre continuato in buona ſalute . Al Camerlengo Moſto defonto , ſucceſſe Vettor Piſani, anima delle Gratie, & Idea della Nobiltà : il quale ne’ più calamitoſi emergenti noſtri preſeruato , ſentì però il colpo penetrante della perdita del Padre , e di due Fratelli, nella Veneta peſtilenza .
Il notabile e lagrimoſi accidente di queſto incendio, ſi come fù effetto conſecutiuo della Peſte , ( perche vno infetto , delirando acceſe il foco ſotto del letto proprio, onde la fiamma ſi auanzò tanto ) così venne poi , cangiata Natura à farſi cauſa di accreſcimento della medeſima Peſtilenza : concioſiache il graue danno patito in molte Famiglie, nella combuſtione delle ſoſtanze ; la commotione da principio de’ ſangui, temutoſi di molto peggio , diede cauſa più facile corruttiene d’humori. Oſſeruo , che quella ſteſſa conſpiratione di Stelle , che porta vn publico flagello , concorre anco vnitamente à promouere le circoſtanze che lo rendano più acerbo . Se la Peſtilenza douea togliere tante migliaia di perſone, non potea farlo, ſenza che la fame diſponeſſe i corpi ; la guerra conſternaſſe gli animi ; lo incendio notabile, parte affliggeſſe, parte ſtancaſſe i Cittadini.
Quindi è, che il Contagio del ſettantacinque, che non hebbe concomitanza di Guerra, nè di Penuria conſiderabile, fù vn Ombra di queſto : tolti allhora de gli diece gli due appena, & vcciſi hora de gli cinque li tre. Hoggi ch’io ſcriuo, ſotto gli 27. di Febraro 1631. hò inanzi gli occhi queſto computo, tenuto per gli publici Cancellieri, cioè :
Che del 1627. fatta la deſcrittione de gli Habitanti in Verona, e Sottoborghi, furono trouati cinquantatre mille , cinquecento, e trentatre : fatta parimente nel principio del corrente meſe, furono trouate non più di ventimille, ſeicento, e trenta perſone, cioè ſettemilla, ſeicento, ottantaun Huomini; nouemille quattrocento, e quarantacinque Donne ; e tremille, ſeicento, e duo Putti; mancando trentaduomille, ottocento ; e nouantacinque perſone, come ſegue diſtintamente.
DESCRITTIONE DELLI HABITANTI
Di Verona, & ſuoi Suborghi fatta l’Anno 1627.
Rinouata queſt’ Anno 1631. nel meſe di Genaro,
dalla quale ſi vede la perdita fatta nel Contagio
L’ Anno 1630.
Con la nota dei Rimaſti à Contrada per Contrada, Oltre le copioſe Militie.
Contrade | Erano | Morti | Vivi | Hom. | Donne | Putti |
---|---|---|---|---|---|---|
Di S. Andrea | 1000 | 704 | 296 | 122 | 126 | 48 |
Abbadia di Bra | 643 | 336 | 307 | 105 | 158 | 44 |
Sant Apoſtolo | 785 | 447 | 338 | 127 | 162 | 49 |
Sant Agneſa extra | 613 | 576 | 337 | 120 | 138 | 79 |
Aueſa | 930 | 536 | 394 | 162 | 165 | 67 |
S.Bened, S.Egid, S.Salv.Vech | 1757 | 987 | 870 | 309 | 384 | 177 |
Santa Cecilia | 315 | 178 | 137 | 40 | 63 | 24 |
Santa Croce | 1252 | 616 | 636 | 211 | 286 | 139 |
Santa Eufemia | 656 | 438 | 218 | 81 | 96 | 41 |
La Frata | 949 | 520 | 429 | 169 | 190 | 71 |
Feraboi, & Colomba | 843 | 315 | 528 | 192 | 220 | 116 |
S. Fermo e Ruſtico, S.Sebaſt. | 1729 | 986 | 743 | 320 | 317 | 106 |
San Gioanni in Foro | 387 | 188 | 199 | 76 | 92 | 31 |
San Georgio | 863 | 701 | 162 | 78 | 72 | 12 |
San Gioanni in Valle | 1000 | 510 | 490 | 164 | 227 | 99 |
Iſolo di ſotto | 1213 | 723 | 490 | 205 | 225 | 50 |
Iſolo di ſopra | 1071 | 587 | 484 | 181 | 257 | 46 |
Santa Lucia extra | 500 | 271 | 229 | 48 | 76 | 105 |
S. Martino Acquario | 598 | 332 | 266 | 101 | 113 | 52 |
S. Michela Porta | 700 | 414 | 286 | 107 | 102 | 77 |
S. Mattheo in Cortiuo | 550 | 297 | 253 | 88 | 103 | 62 |
S. Marco | 676 | 269 | 407 | 149 | 178 | 80 |
Mercà Nouo | 778 | 488 | 190 | 123 | 122 | 45 |
Di Santa Maria Anticha | 857 | 495 | 362 | 135 | 181 | 46 |
Santa Maria in Chiavica | 1340 | 1080 | 260 | 119 | 112 | 29 |
Santa Maria in Organo | 1105 | 772 | 333 | 119 | 183 | 31 |
S. Michel in Campagna | 1705 | 843 | 862 | 358 | 325 | 179 |
S. Nazaro | 3122 | 2234 | 888 | 324 | 388 | 176 |
S. Nicolò | 748 | 499 | 249 | 97 | 124 | 28 |
Ogni Santi | 1882 | 1199 | 683 | 232 | 331 | 120 |
S. Pietro Incarnal | 1674 | 940 | 734 | 284 | 326 | 124 |
Pigna | 582 | 303 | 279 | 127 | 115 | 37 |
Ponte Pietra | 1005 | 666 | 339 | 164 | 164 | 6 |
S. Polo | 3063 | 1953 | 1110 | 376 | 376 | 129 |
S. Quirico | 893 | 579 | 314 | 131 | 131 | 52 |
Quinzano | 862 | 426 | 436 | 167 | 167 | 58 |
S. Saluar Corte Regia | 463 | 297 | 166 | 52 | 52 | 12 |
S. Steffano | 2621 | 1675 | 946 | 390 | 390 | 90 |
S. Silueſtro | 2267 | 1288 | 979 | 305 | 305 | 192 |
S. Tomè | 1042 | 625 | 417 | 172 | 172 | 45 |
Toreſel e Tomba | 740 | 457 | 283 | 103 | 103 | 72 |
S. Vitale | 2745 | 1961 | 784 | 296 | 296 | 51 |
S. Zen Orador | 996 | 597 | 399 | 145 | 145 | 80 |
S. Zen di ſopra, & Beuerara | 3713 | 2687 | 1026 | 297 | 297 | 296 |
👉🏿 | 53533 | 32895 | 20630 | 7681 | 9445 | 3602 |
Contrade | Erano | Morti | Vivi | Hom. | Donne | Putti |
Ed ecco perciò Verona , pochi meſi auanti bel theatro di guſti Cauallereſchi , fatta ſpettacolo infeliciſſmo à gli ſtranieri di miſeria compaſſioneuole, per le publiche , e per le priuate ghiatture : trauagliata dalle eſterne inuaſioni ; meza conſumata dalle proprie militie ; guaſta dalle inondationi ; abbattuta dalla Peſtilenza ; & in vno de’ più degni , e pregiati membri, tocca non ſolo, mà sfigurata dal foco. O memorie , ò tempi ! Eran riddotte le Coſe à ſegno , che meglio ſi poteuano lagrimare , che riſtorare , e meglio piangere , che deſcriuere. La naturale elatione allhora de gli animi Veroneſi , ſi vidde ſe non diſtrutta , almen depreſſa, e conſternata .
Due coſe erano in queſto mentre portate al ſommo della miseria; la moltitudine de’ poueri , riddotti quaſi ſenza aiuto , e la quantità incredibile de’ cadaueri da interrarſi : che perciò à queſti due incouenienti conueniua che particolarmente ſi riuolgeſſe la mente publica : poiché della pouertà non pochi periuano di diſagio ; & il lezzo de’ corpi morti, già ammorbaua le ſtrade tutte , non che i Templi, e le Caſe . Con ſantiſſimo dunque , e laudabiliſſimo auuedimento, e molto ben ſentito dal priuato , e dal publico , pensò il Vallareſſo di rimediar à duo diſordini à vn tempo : ciò era , con imporre à chiunque dar voleſſe à qualche congiunto ſepoltura in loco ſacro , che doueſſe appreſentarſi all’Ufficio , con queſti duo requiſiti; d’hauer sepoltura propria, e di sborſare per elemoſina certa ſomma di danaro , hauuto riguardo alla conditione , e facoltà di chi faceua la iſtanza. Con queſto termine aſſai deſtro, e delicato , riſpetto l’acerba negatiua aſſoluta , ſi veniua à riſtringer molto il numero de gl’ interrati dentro della Città ; & inſieme ſi daua à infiniti poueri , che languiuano di diſagio , vn humanissimo ſoccorſo. Tutto il danaro eſtratto da opera così pia , paſſaua alla Caſſa dell’ Vfficio alla Sanità ; ſenza che vn minimo ne capitaſſe alla mano del Vallareſſo , ò di alcuno ſuo Miniſtro : come per publico Proclama fece vedere , ſotto gli ſei d’ Agoſto , in cui appare minutamente la Econemia di tutta la ſumma , ſino à vn picciolo .
Mà per tornare alli ſei di Luglio, era il numero de’ morti di ducentoſeſſanta il giorno: buona parte de’ quali periuano ſenza ſegni eſteriori : ò foſſe perche il male degeneraſſe in febbre maligna men pernicioſa ; ò più toſto perche facendoci ſempre di peggior natura la Peſte, reſtaſſero le compleſſioni abbatute prima di poter traſmettere parte della materia venefica all’ eſtrinſeco : che perciò occupando il male le parti intime , veniua ſempre à farſi peggiore ; in quella maniera che vna guerra ciuile è più deſtruttiua , che vna con gli ſtranieri.
Era coſa degna inſieme di compaſſione , e di riſo , anzi di caſtigo , il veder in vna peſtilenza così crudele, ſecondata malamente dalla Carità de’ Cittadini , la vigilanza del Magiſtrato ; percioche conueniua à Capi, portar quaſi ſoli il peſo grauiſſimo ; ò foſſe per lo timore della Morte tanto più proſſima , quanto più era la Vita eſpoſta al commercio ; ò foſſe perche la pazza ſuperſtitione , più preme nella ſepoltura de’ morti corpi, che nella preferuatione de’ vini : biſognaua per tanto vn valido eccitamemento à più deboli d’ animo , & à più renitenti d’affetto ; che perciò ſotto gli ventiſette di Luglio, furono fatti nuoui Proclami , con maggior pene ; e rinouate le prouiſioni , in materia di Deputati , per gli duo meſi a venire , Agoſio , e Settembre .
Continuaua circa gli dodeci di Luglio il numero de’ morienti , circa gli trecento per giorno : e frà gli altri , tutte le Donne parturienti periuano. Morì in queſto giorno Fernardo Conte Nogarola , Gentiluomo di letteratura , e di bontà ſingolare ; morto il giorno inanti , Antonio Conte Nogarola ; che fù ſeguito dal Collonello Conte Lodouico ſuo Fratello , ſotto gli trenta ; periti altri rampolli di quella Nobiliſſima ſtirpe , e maſſime alcuni Figliuoli del Conte Aleſſandro , & vno erede unico del già Conte Fabritio. Sotto gli quattordici , morì il Conte Claudio Canoſſa , Caualier di gran dottrina, e di rariſſimo intelletto. Perì anco Bernardo Bruſco , Canonico Lateranenſe , e ſcrittore eruditissimo. Poche Caſe ſi vedeuano, e pochi luoghi di trafico , non derelitti , e non ſegnati di bianca Croce. Nelle Chieſe , ſolite di eſſer vfficiate con trenta Meſſe , appena tre se ne celebrauano ; morta la più parte de’ Sacerdoti: onde anco il danaro ſolito di offerirſi per eſſe, era ſalito à ſei tanto del conſueto: abuſo però ( come diremo ) indi à pochi giorni rippreſſo dalla diſcrettione de’ Superiori. Ad ecceſſo di prezzi erano anco aſceſe tutte le merci , ſi per lo vitto, come per lo veſtito: ilche recaua ſcandalo grandiſſimo a’ più ſenſati ; quandoché ſuppoſta anco la morte di tanti, e tanti Operarij , che faceua creſcere le mercedi, ſcemaua altresì per la perdita del Popolo, l’ vſo delle coſe,
Continuaua la ghiattura anco de’ Medici rimaſi , tuttoché pochi , e parimente de’ Chirurghi ; giacendo non meno infetti , ò morti , gli ſepelitori rimmeſſi: onde cinque barche ripiene di fetenti cadaueri, ſtauano con la proda alla riua, vicino le profonde foſſe , apparecchiate per ſotterrarli: mà i miniſtri mancando , era chiamata la publica prouidenza alla ragioneuole nouità , di qualche sforzato partito. Il gettarli all’ onde, era abborrito , ſi da Chi fù per li giorni auanti sforzato à farlo, dalla vrgente necceſſità ; & ſi anco da que luoghi oue la corrente andaua conducendo i cadaueri. Fù adunque conchiuſo per lo minore di molti mali imminenti, accender le barche, e conſumar dentro quelle , le cataſte de’ puzzolenti, e putridi corpi ; atteſoche il valor de’ vaſelli , era il danno più lieue, che poteſse patir il publico .
La Soldateſca di pari paſſo , correua al mortifero precipitio con gli altri. Sanauano in più numero nella natione Albaneſe, che nel rimanente ; ò foſſe per la forte natura, molto auuezza al patimento, ò foſſe che la continenza loro ordinaria ne’ cibi, e quelli di groſſo nutrimento , riduceſſe i tumori a più preſta ſuppuratione : poſti in opera da loro, certi empiaſtri facili , e familiari. Delle Cernide , moriuano ſenza numero : forſe per gli animi abbattuti dal timore dell’ armi eſterne , e per lo cordoglio delle famiglie laſciate contro la propria volontà. Ritardaua il Dottor Ferrari la ſtrage nelle militie , con le regole conuenienti de’ rimedi, e del vitto ; & altresì il diligentiſſimo Cecconi , allhora Quartier Maeſtro , & hora Gouernatore di Sithia , e Ierapetra nel Regno di Candia, con vna ſollecita cura intorno la mondezza , e lo eſpurgo de gli alloggi ; & all’altre à ſe ſpettanti fontioni . Queſto, quattro volte fù aſſalito dal Morbo , e pur ſempre ſemiuiuo , ſi reſſe in piedi continuando nel ſeruitio del publico .
Piacque alla Diuina Clemenza , che lo influſſo peſſimo cominciaſſe circa il mezo di Luglio , auegnacbe lentamente , à ricredere ; riddotti gli diarij de’ morti à ducento il giorno . Fù commeſſa vna diligente deſcrittione per cadauna Contrada, per hauere vn più ſicuro giuditio delle pur troppo in confuſo euidenti perdite : Opera che portò qualche tempo , e che riuſcì in relatione come di ſopra.
Già che Dio ci laſciaua per lo ſpiraglio delle ſue Misericordie , apparir vn raggio della luce vitale della ſua gratia, ceſſando in parte le morti , fù penſato dal canto della humana prouidenza , al potentissimo rimedio della Generale Quarantena della Città : praticata per l’ vltimo de’ più certi antidoti vniuerſali in più tempi , per eſtirpare totalmente la Peſtilenza ; ma tale ſtabilimento portaua ſeco grauiſſime repugnanze ; e due ſopra tutte: la ſtrettezza del danaro per ſouenire la Pouertà ; e la neceſſità del tranſito delle Militie da queſta à quell’ altra Piazza , in quelle ardue congiunture.
Mancando adunque non già l’ auuedimento , ma il modo di proffittarſi per tale ſtrada , per recider almeno le cauſe coadiutrici del Morbo , furono d’ ordine del Magiſtrato vietate quelle ſorti di frutta , e di herbaggi , che più ſogliono à giuditio de’ Medici , nuocere d’ corpi , diſponendo alla putredine piu malefica gli humori .
Fù parimente decretato , che le carni non foſſero vendute da’ maccellai per niſſun modo, prima di eſſere gli animali viui legitimati da’ Periti à ciò eletti : concioſiache le morti anco negli armenti , e nelle greggie multiplicauano , non ſenza ſegni d’ infettione trà loro.
Due altre barche ripiene di corpi morti , bisognò ardere in que’ giorni ; per mancanza di ſepultori , e per non abbandonarli di nuouo all’ acque : Ma venuti di Venetia venti miniſtri, ſi ſeguì d’ interrarli nelle ſotterranee caue già fatte.
Nel bagliore incerto di ſalute propinqua , che ſi vedeua, ò pareua di vederſi , moſtrato dal deſiderio , e dalla ſperanza, & additato da vna certa apparenza di manco morti, per accertarſi il Vallareſſo dell’ eſſere della Città , comandò , che ragunati di nuouo que’ pochi Medici che reſtauano , ſi faceſſe vna ſoda , e ben fondata diſcuſſione intorno la Natura del Male ; cioè ſe più pernicioſo foſſe, ò più benigno del paſſato : ſi conſideraſſe molto bene quali medicamenti , e di che temperie , più riuſciſſero profitteuoli : ſi preſcriueſſero per vniuerſale benefficio raccordi vtili , e ſcelti rimedij : ſi diſputaſſe del timore , e della ſperanza che ſi doueſſe ragioneuolmente hauere del progeſſo , continuatione , alleuiamento , & annullatione del male. Al cenno di quel Sapientiſſimo Senatore , ſi congregarono i pochi Medici rimaſi ; ſerbati alcuni de’ principali , e più attempati . Il rigore della Giuſtitia Diuina , ne’ ſuoi furori , porta ſeco le ſue dolcezze , con vn miſto ineffabile di Pietà. Alla Città misera , perduti i molti , volſe Iddio conſeruar i pochi , per la maggior parte i primarij. Propoſti i queſiti , e raccolti ogn’ vno gli ſpiriti, fù con gran ſodezza diſputato intorno le ſoggette materie . Verona , non è luogo di Studio publico , mà per le Città , per le Corti , e per gli Studi c’ han praticato perſone atte à darne giuditio , ella hà Medici da Regi. ( Il candore della Penna ingenua , e veritiera , eccettua quello che la moue , riſerbato à lui , ſolo vn ottimo deſiderio di raſſomigliar i Colleghi. ) Lo idioma del priſco Latio , è così domeſtico alle lingue de’ buoni Fiſici Veroneſi, come il matèrno. V’ hà tra eſſi più d’ vno, così atto ( bisognando ) all’orare, come al diſputare, o al toccar polſi . In altre Città , anco molto degne , appena han forma di conſulta gli diſcorſi veramente volgari , e per la lingua , e per le coſe .
Fu adunque conchiuſo ; Ceſſar le Morti, mà non il male : atteſoche ne’ dieci maggior è la perdita di quattro, che di venti ne’ cento : cioè, che mancato il groſſo de’ Cittadini, riſpettiuamente la perdita de’ pochi , era maggiore ne’ pochi, che quella de’ molti ne’ moltiſſimi .
Che quanto a’ medicamenti, quelli haueano più approffittato, che manco trauaglio apportauano alla Natura, pur troppo afflitta dal male. Douerſi perciò fuggire la miſſione del ſangue ; debilitate pur troppo le forze dalla venefica materia, inſultante intorno al core. In queſta parte della Chirurgica aita , errauano alcuni anco de’ principali ; concioſiache , ò haueſſe la Natura à gli Emuntorii traſmeſso, ò procuraſse di traſmetterci ; era il trarre il ſangue, non altro che vno ſuiarla dalla ſua opera , e dall’ intrapreſe fontioni . Fù ſtimato cagionare il medeſimo inconueniente , gli veſſicanti , poſti sì alle parti eſtreme , come ſotto i tumori ; atteſoche non ſolo ſi diſtoglie la Natura dal traſmettere alle glandule , sforzata d’inuiar gli humori all’attrattione de fenigmi, mà anco , perche il dolore che cagionano, ſcema grandemente la Virtù , pur troppo dalla qualità venefica conſternata ; douerſi perciò almen di rado abbracciare ſimil rimedio c’ hà del crudele , perche non reſti la natura operante ſturbata , al traſmettere per le ſue ignote maniere , e per gli meati à lei ſola manifeſti , à quelle parti opportune , ch’ ella il più delle volte intende meglio aſsai del Miniſtro, che la ſeconda, ò crede di ſecondarla . Che i rimedi, ſi come in calda ſtagione ſconueniuano caldi, e ſecchi , così conſiderata la putredine eccedente, non conveniuano freddi & humidi, mà più toſto eleggerſi doueuano temperati , vergenti al ſecco, mà neutri al poſſibile tra le duo prime qualità attiue : con queſta aggiunta , che le materie foſſero delicate al guſto , e di ſoaue fragranza . Il Vino , era più toſto connumerato tra le Medicine , che tra gli alimenti . Si deſse à peſo, & à miſura . Aureo , odorato, puro, in minima quantità : perch’ egli hà gran conuenienza con gli ſpiriti ; e la Peſtilenza , à retta linea ſi mette a fronte alla Virtù ſpiritale per atterrarla . A’ tumori , non douerſi applicar materie molto attrahenti , mà dolcemente diſponenti la materia alla cottione. Latte , Pane , Oua , Botiro , ed Oglio . Questo placido e familiare medicamento ; hà rotto felicemente le centinaia di tumori peſtiferi , con più ſicurezza , che i compoſti medicinali delle Officine . Galeno anch’ egli compoſe vn libro de’ Medicamenti pronti alla mano , Paratu facilibus. Io ſon d’openione, che la Natura contenta in ogni coſa del poco , anco nella Medicina intenda lo ſteſſo . Hò vn mio penſiero , che dal Frumento , dall’ Uve , e dall Uliue , ſi poſſan cauare quaſi tutti, e forſe tutti i medicamenti biſognoſi all’ human genere , atteſa la proportione di queſti , col temperamento humano. Homero, e Virgilio, introducono i loro Archiatri , con ſimil rimedi in mano ; e col Vino in particolare : che perciò forſe gli antichi chiamarono Bacco Medico : e ’l Barchlaio, gran Condottiero de’ letterati moderni, fà che Poliarco ſi lavi con l’ aceto le ferite , in vece d’ vſar l’ oglio della Spagnola , ò dello Scotto . Il luſſo , e la ſuogliatezza , hanno commendato gli rimedi foreſtieri , in tanto di pregio, in quanto di prezzo. Quelli c’ han più adoperato attrahenti , e bizzarri compoſiti d’ Empirici , più ſon periti ; perc’ hanno hauuto doppio carnefice alla strozza , il veleno della Peſte, e ’l dolore de gli empiaſtri . Fù detto , non douerſi negar fede alli Aleſſifarmaci , frà quali alla Pietra Bezoar e all’ Vnicorno , canonizati per vtiliſſimi dalle proue centuplicate . De’ rimedi , fù impoſto à due più giouani Medici , di regiſtrare certa ſcielta. La Morte rapì loro lo ftile , dalla mano già accinta a ſcriuere. Franceſco Pona, diede ſegno ( come s’ è detto ) dell’ amore, & oſſequio verſo la Patria , chiudendo in breuiſſimo foglio la preſeruatione prima , indi la curatione del Morbo : abbracciata dal mondo , e riſtampata con le digniſſime carte dello Eccellentiſſimo Settala Protomedico di Milano . Il Pona fu breue , perche chi hà il veleno al labro , non ha voglia di diſcorſi : nè mentre che Soranto ſi prende , luogo hanno lunghe conſulte : fora ſtato opportuno in duo linee poter riſtringere cento regole ; penſando più alle parole da tacerſi , che da dirſi.
Ciò che ſi doueſſe ſperare , ò temere de gli euenti , era il punto manco facile. Fù detto, de’ contingenti futuri, eſſer indeterminata la Verità ; E che de’ morbi acuti , ſecondo Hippocrate, difficili sono le predittioni , molto più ſaran difficili della Peſtilenza Morbo Antonomaſtico . Fù concluſo però in iſperanze ; ſi perche la Misericordia infinita , non vuole annientare i peccatori , & sì, perche le prouiſioni fatte dal Valiareſſo , e dal Magiſtrato ordinario , prometteuano eſiti proſperi .
Eraſi tra tanto poſto ottimo ordine alla interratione de’ Cadaueri , materia , che giornalmente con emergenti ſempre più inopinati , e ſtrani , cagionaua diſordini nella moltitudine , e penſieri nel Magiſtrato : il quale oſſeruando , e diſponendo ogni circoſtanza di queſto duro, e difficile negotio , al minor danno , & orrore vniuerſale , comandò che foſſero nelle hore freſche e temporiue della mattina aſportati , sì per euitare l’ abominatione del Popolo, nella frequenza riſpettiua , & sì anco per ſcemare la malitia di que’ vapori , che più facili eſalano , e più potenti nelle hore più calde .
Furono anco con eſtrema diligenza purificati gli Quartieri delle Militie , con profumi , & altri argomenti , e così gli vtenſili loro .
Correua in tanto fama nel Popolo , che gli apparati di Guerra trà gli Alemani , ſi facevano gagliardi ; maſſime di ſcale , e d’ altri ſtromenti minaccianti la ſorpreſa di qualche Piazza : Che perciò , ſi come ne’ Capi noſtri di Guerra , à quali ſi aſpettauano conſiderationi ſimili , ſi vedeuano di pari paſſo caminare le prouiſioni, e ‘l coraggio , così poi ne’ Cittadini , maſſime nel Volgo , pur troppo afflitto, e ſoprafatto dalle tante calamità , pareua che languiſſe lo ſpirito , e che quaſi dati in preda alla diffidanza , nelle di lei braccia ſi abbandonassero : diuulgatoſi parimente , eſſerſi vdito certo ſtrepito di notte tempo dentro le foſſe , mà in modo che per eſſere l’ aria oſcuriſſima , non potè la Soldateſca Franceſe deputata alla guardia , molto ben diſtinguere ciò che foſſe. Motiui tutti , che ſi come faceuano rinforzar i Preſidii , e leuar le imperfettioni delle parti più deboli, così cagionauano nuoui moti ne gli animi , infieuoliti dalla auerſa influenza, & abbattuti dalla ſtrage attuale .
Seguì ſotto gli 18. di Luglio la ſorpreſa di Mantoua, nuoua che diede materia à diſcorſi , & à penſieri diuerſe ; non creduta però da quando prima ſi ſparſe , ma poco dopo verificata . Le conſeguenze , che la Guerra porta ſeco , etiandio trà più humani , e più ragioneuoli Popoli ; ( ſuppoſta anco ogni buona regola , & integrità dal canto de’ Capi , ) sono orrende : mà più che in altra congiuntura , conſiderate in vn ſacco , ſono di pari inennarrabili, e funeſte. Trema l’ animo, à fermarci ſopra vn ſolo giro di penſiero volante : nè il ſemplice aſtratto di sì lagrimoſo ſuppoſito , può concepirſi ſenza ſpauento . Figuriamoci à corſa d’ immaginatiua , vna muraglia , mille è più volte percoſſa , e ripercoſſa dalle pietre peſanti , che sù l’impeto della fiamma concetta in vn punto, e partorita dall’ aluo del fulmineo bronzo , tuonando , e ſaettando , aprono l’ adito à lor medeſime , mentre ambiſcono di precorrer la Morte , che ſi auuicina nelle ſpade , e nell’ haſte vittorioſe. Non hà dubbio, ch’ appena ſdruſcito il muro , ſi vede ſpiccarſi con quella bizzarra preſtezza , e ſubita furia , ch’ è propria di quel Soldato , nel cui arbitrio rimane la Città vinta , vna ſquadra , e poi vn altra, & vn altra dell’ Hoſte auuerſa ; e con gara precipitoſa , leuando le grida al Cielo , & imperuerſando contro la terra , auida delle prede , e pronta à gli ſtupri , con impeto indomito portarſi dentro la Piazza, quaſi torrente , che non conoſcendo oſtacoli , diffonde ſe medeſimo in vn baleno , per le vie , anzi per le viſcere della Città ſoprafatta . Veggo, s’io penſo , ò parmi vedere , il Soldato inferocito oltra la ſolita baldanza , col ferro ignudo entrato dentro incalzare il Cittadino , il quale mentre ſi ſente premere , & oltraggiare , corre per ſaluar il publico con incerto euento , certamente alla Morte . Ed ecco ( vcciſi i più riſoluti al diffender la libertà ) cercar il trionfatore , le Caſe di più Maeſtoſo proſpetto , a fine di trouar in quelle , prede più ricche , e Donne più atte à ſatiare le ingordigie, e le libidini . Me lo figuro con le bipenni , e con la ſcure , percuotere le porte , & abbatterle : quindi vcciſi i reſiſtenti, inoltrarſi alle ſtanze intime ; doue troua in ſeno alle Madri eſſangui , le figliuole ſemiuiue ; le Nuore atterrite , le damigelle ſpaventate : onde la canitie veneranda della Donna più attempata , deriſa hora con amaro cacchino , e fatta ſcherzo del vincitore , è ſuelta dalla ſteſſa mano della Donna deriſa, che ſi vede rapir dal grembo più per obbrobrio che per diletto le bellezze della giouentà ch’ ella educò infelicemente .
E perche con libera lingua , rimprouera il temerario , ecco ch’ egli co ‘l pomo della Spada sfacciata , percuote , e frange le reliquie della dentatura antica , cui portò il tempo qualche riſpetto ; onde tinta la figliuola del ſangue ch’ eſce da quella bocca , che la bacciò nelle faſcie , ſi contamina maggiormente , & abborriſce l’ huomo barbaro, come Baſiliſco mortale ; riſoluta immobilmente di ricettar prima il di lui ferro nel petto , che di far in ſe luogo , alle di lui diſſolutezze . La vergine ſemplicetta , che non sà doue prorompa la militare licenza , gira lo innocente ſguardo più al pugnale del nimico , che ad altro . La Matrona , che sà più certi i ſuoi pericoli, e gli altrui colpi , deteſta la ſua bellezza ; lacera le già tanto dilette chiome ; graffiando il volto lo trasfigura ; e percuotendoſi le dolci brine del bianco petto , v’ imprime ſopra bruttiſimi liuidori : mentre in odio à ſi medeſima , malediſe i liſci vſati , e gli artificij che la abbellirono , perche s’ accorge che ſeruono d’ incentiui alla violenza dello intemperante che le ſouraſta : il quale hormai riſoluto , dopo breue perpleſſità dell’ appigliarſi à queſta, ò à quella ſtende il braccio licentioſo verſo la Vergine ; e con quello ſcorteſe termine , che man villana ſtroppiccia , e sboccia Roſa pulcelia , s’ auuenta egli a quella bocca , ch’è sforzata d’alitar l’ ambre de’ ſuoi fiati, nelle ſozze fauci , cui riempì Bacco poco dianzi de’ fetori della ebrezza . E le poppe, ch’ appena ſpuntano , compreſſe da ſilueſte mano , portano dolori al cuore , che aſpettaua eſſer conſolato da vezzi teneri , & amoroſi , al tempo de gli honeſti Himenei : quindi, rotte appena le pudiche cuſtodie del naſcimento , auido il bizzarro di nuoui nettari , ſi ſcaglia alla Spoſa timida , che appena il ſente , ne’ veſtigi della Vita ch’ è per abbandonarla ; e ſotto gli occhi del Conſorte hormai captiuo , e che ſi muore diſperato à così laido , e diſpiacente ſpettacolo , ſi fà tiranno delle gioie altrui deſtinate .
Cosi afflitte dalla indiſcretione che le opprime , e dal dolore che le trafigge , muoiono di doppia Morte ; e sù le ſoglie del morire , rinouano ad onta del voler proprio la infauſta Vita ; mentre vedono il Vincitore , aſpirando ad altri , che ad amoroſi teſori , ſcagliarſi all’ arche doue ſoleuano frà le gioie tener i cuori , e le anime. Spirando gli vltimi fiati ſi marauigliano di vedere lo indomito , per ſouuerchia ſete di rapire , e di appropriarſi , ferir con peſante claua , e fracaſſare lo ſcrigno, con lunga opera da perita mano di rare pietre , e di fogliaggi d’ argento e d’oro conteſto : E dalle veſti, con artificio mirabile ricamate , vede leuar in misera guiſa i cari ornamenti, che per loro ſorte malnata, d’aurate fila riluſſero. Mà ecco mentre queſti rapiſcono , e quelli ſtuprano, altri in mortal miſcuglio s’ azzuffano ; & à ſtretto campo riddotti , fanno fiſchiar le Spade, che infellonite nel ferire, non fan por fine alle Morti , se non quanto lo ſcoppio de’ caui ferri, hor quella , hor queſta, fà con la Morte del feritore, rimaner di ferire. I cumuli de’ cadaueri, ſeruono hora d’ impedimento, & hor di trinciera a’ combattitori , che se gli veggono cader ſu’ piedi, mordendo il ſuolo , e beſtemmiando il giorno che nacquero. I pochi , che per miſera ventura, s’ erano ricourati, e mirauano da ſicura eminenza la mortifera pugna , ſi atterriuano al lampeggiar de’ nimici vsberghi, in cento parti coſperſi dal ciuil ſangue , ò del militare. Debole era il contraſto, eſtinta la maggior parte de’ Cittadini , e de’ Soldati che militauano per Mantoua, dalla Peſtilenza crudele , non ben ancora ceſſata : Mà lo ſtretto numero era di modo coraggioſo , che bene ſpeſſo cento nimici pagarono vna ſol Vita.
Non è oggetto della Penna , intenta à piangere le Veroneſi ſciagure cagionate dal Contagio , di rammemorare in queſto luogo il valor d’ vn Carlo , Duca di Mantoua , e di tanti altri Campioni illuſtri ; le cui Impreſe , hanno à ſeruire di materia à lunga Hiſtoria ; che traſmetta a’ Poſteri vn raro eſſempio ſe non di Fortune, almen di animi di Scipioni , e di Aleſſandri . Che perciò ſentitomi richiamare dalla militare licenza , inteſa alle prede , mi volgo à mirar coloro, che m’ han dipinto le relationi de gli amici .
Queſti come porta l’ vſo delle Vittorie, guidati dall’ ingordigia dell’ oro, ſi auuentauano à quelle pregiate machine di Criſallo , che tratte fin dalle viſcere della Terra , furono con patienza d’ anni riddotte à corpi di Vaſa marauiglioſe, ſotto gli Duchi preceſſori, accerchiate poſcia l’anſe loro del metallo ſolare, per accrescimento di pregio ; anzi per procurar loro à incentiui di ornamento, la rouina ; poſciache queſti auidi , per rapirne gli aurei fregi, con peſante claua feriuano i ventri Cristallini, & in minutiſſmi pezzi li riduceuano. Altri, con indiſcretta, e pazza forfice , tirauano à forma di veſtimenta bizzarre, i padiglioni più ſontuoſi, e le ſpoglie più ricche ; in maniera che la metà dell’ habito caſuale , ſi vedeua di ſerica porpora, l’altra di riccio ſoprariccio d’oro ; mà non ſenza eſſer accompagnate da qualche reliquia dell’ antico ſuccido, e mal compoſto vestimento. Si vedeuano altresì alcuni con le robbe delle femine indoſſo comparire alle fattioni, ſenza penſare à qual ſeſſo ſi conueniſſero, & à qual guerre, que’ molli, e delicati ornamenti, che offerì il caſo alle lor mani, ſconfaceuoli à que’ volti minaccioſi, cui pioueua anco orrida barba, e ſcarmigliata dal mento .
Mi s’offre parimente al penſiero , lo Spettacolo accennatomi da chi lo vidde, di quelle Matrone infelici, che raccolte delle proprie ſoſtanze quelle ch’ erano di minor ingombro, e maggior valore, ( come il tempo lor permetteva , allhora più che mai volante , ) e ſalito il cocchio per condurſi in ſicuro ne’ Sacri luoghi , & aſſalite in mezo il camino dal nimico vittorioſo, e mi par vederle, quaſi nouelle Atalante, per, arreſtar il corſo che le ſeguiua, gettar dalla carretta quando un monile , quando vn gioiello, talhora anco qualche vezzo di Margherite , per ingannar il paſſo che le ſeguiua , e per riddurre la honeſtà almeno ignuda in ſicuro . Penauano intanto altri in diuerſa guiſa , ( per quello che la Fama ne ſparſe ) ne’ medeſimi affanni : percioche preuedendo con cura prouida, ciò che probabilmente era da temerſi ; e volendo ſottrahere alle ingiurie della Vittoria qualche portione del loro hauere, per ritornarne, quando poſſibil foſſe, in poſſeſſo, naſcoſto haueano dentro i più cupi, & i più ſordidi ripoſtigli , qualche copia d’ oro, e d’ argento ; mà indarno s’ auiſarono di ciò fare ; quandoche da gli oltraggi , e dalle sferzate , necceſſitati furno di paleſare le coſe aſcoſte : onde anco gl’ infermi ſteſſi , furono aſtretti di auualorare il debol paſſo , nel colmo de gli acceſſi morboſi , per andarſene à tradire loro medeſimi , col manifeſtare ciò ch’ appena alla mano propria haueuano riuelato .
Frà gli oggetti più moſtruoſi , e degni inſieme di compaſſione , e di riſo , furno vedute, piouendo aſſai largamente , alcune carra onuſte di Cofini, e d’ altre arche nel di fuori viliſſime, mà ripiene di ciuili ſoſtanze , coperte di ſontuoſiſſime portiere, di nobiliſſimi arrazzi , e di padiglioni d’oro , e di porpora ſenza prezzo , perche l’ acqua cadente non offendeſſe l’ arche e i Cofini ignobili. O reuolutioni ! Non baſta lo generoſo cuore de’ Capi , à frenare la cupidigia delle torme, che più toſto guadagno , che gloria ſi propongono ne’ lor riſchi. Queſto eſempio , di tali , ò ſomiglianti ſciagure, diuolgato per gli orecchi Veroneſi , cagionaua in quelli c’ haueano minor coraggio, e ch’ eran più afflitti , notabile commozione ; parendo al melanconico, e all’ infelice , d’ eſſer berſaglio di tutti gli ſcempi poſſibili ad auuenire, ò auuenuti altrui : che perciò auanzandoſi nella baſſa plebe il timore , montaua anco più ſempre il furore della Peſtilenza ; à ſegno che nel Lazaretto ſuperando le quattro migliaia di perſone ad vn tempo , non ſolo ſi rendeuano di tanto numero incapaci le vecchie fabriche , ma etiandio le molte baracche di legname , edificate di freſco , riuſciuano ancora ſcarſe : attanto che , con le vele di galera conuenne formare nuoui coperti, per alloggio de gl’ infermi . Nella confuſione , e nella frequenza delle morti, pur ſcintillaua qualche ſemilieto raggio di Vita, riſanando aſſai perſone : alle quali erano aſſegnate ſtanze diuiſe per la ſolita contumacia , primache poteſſero eſſere alla Città restituite ; prohibito loro intanto con ſeueriſſime pene il commercio ò con infetti, o con ſani .
Nelli vent’ otto , cominciò il numero de’ morti à riſtringerſi , mà non à ſminuirſi il danno della Città ; concioſiacbe patiua Ella maggiormente nella Morte de’ pochi ſoggetti conſpicui, che già nella moltitudine popolare : poiche in quel tempo ſi perderono alquanti riguardeuoli Caualieri, tocche le Caſe di Malaſpini , Verità , Sagromoſi , & altri principali della Nobiltà Veroneſe .
La Cathedrale di cento ſettanta Eccleſiaſtici, ſi ridduſſe in men di venti ; perche di ventuno Canonico, dodeci ſi morirono : quaſi tutti gli quarantacinque Cappellani reſidenti , da ottanta Titolari , e tutti gli Acoliti , e Chierici, ch’erano circa cento : onde reſtò il Domo a’ primi di Luglio , orridamente deſerto , come tutte l’ altre Collegiate .
Alli ventiduo, Monſignor Alberto Valerio Veſcouo , atterrito non meno dalla fierezza del male , che da peggiori conſeguenze , con le più pretioſe coſe ricouroſſi in Legnago , portando punta fatale in ſeno , che douea vcciderlo , contratto già il Morbo da’ familiari . Riddottoſi poſcia à Luſia, luogo del Padovano , per indi trasferirſi à Venetia, fù al primo di Settembre oppreſſo da improuiſa impeſtuofa diſenteria, ſtimata pur anco ſpecie del male aborrito , benché maſcherato ſotto altre sembianze , onde ſenza teſtamento , d’ anni ſeſſantanoue, dopo il trigeſimonono del ſuo Veſcouato , paſsò ad altra Vita .
Il Capitolo , inteſo l’ eſſito del Paſtore, conforme al Sacro Concilio di Trento, eleſſe immediate con tutt’ i Voti , Vicario Generale con la omnimoda auttorità, Monſignor Cozza Cozza , Arciprete della medeſima Cathedrale , per natali conſipicuo , per costumi riguardeuole , e per eruditione celebre : capo di nobilissimo corpo, che per ordine del medeſimo , patrocinaua grauiſſimi intereſſi Capitolari à Venetia , condotti pur dalla valoroſa aſſiſtenza ſua , alla notoria eſpeditione con incredibile applauſo : e dalla Diuina prouidenza più toſto , che dall’humano auuedimento preſeruato dalle male influenze predominanti ; perche fù richiamato à Verona mentre colà creſceua il Morbo, e quì ſcemaua ; confermati col ſuo arriuo , e col maneggio de’ negotii , l’ openione dell’ uniuerſale di lui concetta ; perche riparò ad infiniti diſordini, e particolarmente ereſſe il proſtrato culto diuino , nella medeſima Cathedrale , e ſucceſſiuamente in tant’ altre Chieſe deſtitute ; impiegandoſi con ſomma edificatione perſonalmente , fino nelle più humili , e laborioſi fontioni , per deſtar con l’ eſſempio , e con l’ opera ne’ cuori agghiacciati, il feruore quaſi ſopito . Vietò con noui Ordini, gli acceſſi à Monaſterii di Monache . E perche nel Contagio orribile , vacarono più di quattrocento beneficij Eccleſiaſtici , trà quali più di cento venti Curati , molti delti quali rendono oltre millecinquecento , e tal vno tremille Scudi , per tanto hà egli potuto negli concorſi gratificare numeroſa ſchiera di virtuoſi concittadini , ſempre à gli eſteri preferiti con immortal commendatione . Onde ſi può veramente dire , che sia ſtato vn breue Pontificato, e che dal Veſcouo Pietro Scaligero in quà , infelicemente eſtnto del 1579. dopo dieciſette noſtri Paſtori , tutti d’ aliena Patria, per lo ſpacio di 252. anni , come hà ricercato la conditone de’ tempi , non ſia ſtato altro noſtro Concittadino , che ne’ più habbia diſtribuito , nè retto habbia più ampiamente queſta Epiſcopale giuridittione ; che anzi queſto à tutti gli altri paſſando auanti , hà ſoſtenuto di più quella dello ſteſſo Capitolo come Arciprete , e dell’ Abbatia di San Zeno come Commiſſario ; accreſciuto con varj breui Apoſtolici à lui diretti , per commodo della Religione ; onde ſi rende Prelato conſpicuo alla Poſterità, sì per eſſer giunto all’ apice de gli honori Eccleſiaſtici della Patria , come per hauere con vna rara modeſtia, e religioſa prudenza e deſterità , nelli affari ſacri , e ciuili, dati ampliſſimi teſtimoni della ſua Virtù .
Morì ſotto il giorno delli vent’ otto di Luglio , Giouanni Pona , Sempliciſta, & Antiquario famoſo , ſtimato da Cardinali , & altri gran Principi , dopo eſſerſi con inceſſante ſollecitudine impiegato nel ſervitio del priuato, e del publico , ſommiſtrando altrui quelli antidoti , che biſogna confeſſare che con tutta la loro eccellenza , & energia non arriuano à contraporſi alla malitia della Peſte , lo cui ſolo adequato contraueleno , e ’l fuggire ogni commercio . Il Conſilio , ſolito ad eſſere di centocinquanta ſoggetti , ſi ridduſſe à più di cinquanta luoghi vacanti . E così ſolleuate le più ignobili viſcere del corpo ciuile , pareua che in più dura guiſa languiſſe il cuore , nella ghiattura de’ più degni .
Ma ſe minore ſi faceua la copia de’ morti nella Città, maggiore ſi faceua nel Territorio : eſtendendoſi lo incendio con mortifere fiamme , anco alle Ville più remote , e più montuoſe , che da certi più prouidi , erano ſtate con fallace auuedimento , elette per aſilo di ſicurezza .
Per vietar adunque , che di nuouo il Contagio dentro le Mura ſi auuanzaſſe , per lo commercio di perſone rurali , fu prohibito , che niſſuno ò originario , ò per accidente habitatore del Contado , poteſſe eſſer admeſſo nella Città : Vietando non meno ſotto pene grauiſſime à qualſiuoglia perſona, il poter à tali dar Caſa per habitare. Che anzi fù eſpreſſamente intimato , che ogni perſona rurale doueſſe in termine di duo giorni eſſere partita dalla Città ; e ciò per publico Editto , publicato ſotto gli vintiſette di Luglio .
Publicati furono anco ſotto gli ſei d’ Agoſto altri Ordini fruttuoſi , da eſſer poſti per lo medeſimo Territorio in eſecutione ; così intorno la pratica degl’ infetti ; e ſoſpetti ſotto pene ſeueriſſime prohibita , come delle denontie da eſſer date da’ Chirurghi di giorno in giorno; del ſouuenimento de’ poueri ; della interratione de’ cadaueri ; delle fontioni de’ Miniſtri ; e delle dadie da porſi nella Communità ; aggiuntiui altri particolari , ſpettanti alla vniuerſale ſalute .
E perche per ſicura parte s’ haueua , che la Peſte tuttavia fiera continuaua à trauagliar Breſcia , & il Breſciano , per tanto ſotto il dì ſteſſo de ſei d’ Agoſto , fu publicamente bandita quella Città col Territorio , impoſto à contrafacienti ſeueriſſimi castighi .
La licenza in queſto mentre d’ alcuni degli Deputati delle Contrade , ſalita era tant’ oltre , ch’ ardiuano alcuni d’ eſſi , non ſolo tener appreſſo di ſe le chiaui delle Caſe per ſoſpetto rinchiuſe, mà di aſportar etiandio da eſſe , mobili , & vtenſili , con pregiudicio grauiſſimo del ben publico . Ilche peruenuto à notitia del Zelantiſſimo Vallareſſo, fù da lui ſotto gli ventiſette d’ Agoſto, fatto publicar vn Proclama, in virtù del quale doueſſe cadauna perſona tanto priuata , quanto i Deputati medeſimi , che appreſso di ſe teniuano chiaui d’ alcuna Caſa ſoſpetta , in termine di tre giorni preſentarle preſſo l’ Vfficio di Sanità , ſotto pene molto graui .
Furono in tanto deputati alcuni luoghi allo sborro delle robbe ſoſpette , cioè le chiodare de’ panni per gli tintori, vicine per maggior commodo , all’ acque correnti : ſtabilite regole necceſſarie , medianti le quali , ſenza ſmarrirſi alcuna coſa, reſtaſſe il tutto purgato , e netto .
Intorno il ſettimo d’ Agoſto , rintuzzato finalmente il taglio del peſtilente coltello , non più di ſeſſanta il giorno ne rimaneuano vcciſi , e la declinatione del Morbo ſi conoſceua sì euidente , che non reſtaua più dubbio à Medici , ò ad altri, ſe veramente ceſſaſſero le Stelle, e più di proſſimo la putredine venefica , di trucidare i miſeri Popoli con la guerra mortifera . Fù preveduta puntualmente da Franceſco Pona queſta auerſione del flagello , al mezo Agoſto ; predicendo Egli ciò nella Remora , ſcritta , e Stampata cinquanta giorni prima : & aggiungendo , che nel partirſi di Verona, ſi ſarebbe andata altroue , come hà fatto, auanzando. Gli euenti non hanno deluſo il vaticinio : concioſiache dalla formal Peſtilenza , cominciarono le febbri à farſi parte maligne, parte terzane eſquiſite, ò ſpurie, che appunto di terzane erano in que’ giorni indiſpoſti il Duca Enrico di Candalle , il Podeſtà Foſcarini , il Cabellano Emo , & altri conſpicui Perſonaggi, oltre le perſone popolari .

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This text is a part of the publication and translation of Il gran contagio di Verona nel milleseicento, e trenta (1631) by Francesco Pona (1595–1655), an eyewitness account of the plague epidemic in Verona in 1630.
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