IL GRAN CONTAGIO DI VERONA
Deſcritto
DA FRANCESCO PONA.
LIBRO PRIMO.
Sedeua nel Venerando Solio dì Pietro , l’ Ottano URBANO , Sommo Paflore ; gouernando con pacifica verga , la Catolica greggia. E dopo debbellate l’ Idre delle Guerre Germane , Imperaua Ferdinando Secondo : reggendo i Galli Lodovico, lo Inuitto , il Giusto. Rette erano le Spagne, dal Quarto Filippo d’Auſtria: e nella Ducal Sede della Republìca Veneta , Duca di ſe ſteſſo auguſto ſpettacolo Nicolò Contarini ; chiaro, e grande, anco nelle Senatorie Fortune. Giaceua la Italia, in un Otio, quasi che ſpenſierato , e lontana da gli Studi laborioſi del naſcimento, anneghittiua tra lussi, confidando nella ſiepe de gli alti Monti, e nella cuſtodia de’ vaſti Mari. Paga ſolo di ſe medeſima , e ſuperba per i faſti del nome antico ; poſte in diſuſo le diſcipline del priſco ſecolo, con baldo animo ſollazzaua , ſprezzando i barbari , e trionfando dentro ſe ſteſſa. Quando moſſo il Rettor Supremo , dal lezzo de gli errori della trauuiata Prouincia, riſolſe di vibrar il fulmine della Ira giuſtiſſima ſopra di eſſa.
Si ſentirono i preludij del terribile , ma lento caſtigo, nelle Morti de gli armenti ; che con inſolito eccidio , cadeuano l’ un dopò l’ altro, neel ſolco ancora imperfetto : E altreſì nella fame commune à tutta la Italia, onde furono ſpeſſo veduti ì poveri, aſſottigliati dalla inedia, maſticare le foglie crude , e la cruſca arida.
Era tempo ancora alla conuerſione ; e poteuaſi togliere con la penitenza il flagello dalla mano Diuina ; mà i cuori accecati , & indurati, ò non vedeuano , ò non ſentiuano : onde auuanzandoſi il caſtigo , ſparſe la Pestilenza così mortale, che forſe di pari non apportano alcuno eſſempio le Historie .
Permiſe la imperſcrutabile Sapienza della mente Diuina, gli cui giudicij ſono infallibili , e gìuſtificati in loro medeſimi , la estintione della retta Proſapia della Ducal Caſa Gonzaga di Mantoua ; per lunga ſucceſſone di ſecoli, forſe la più felice , e la più in gratia alle Gratie, delle Italiche Famiglie Reali: onde nella Morte di Vincenzo Secondo , che fu l’ ultimo de’ Figliuoli del Primo Duca Vincenzo, terminò quella linea : eſſendo poco innanzi al morir di quello, ſucceſſo lo accaſamento tra il Principe Carlo, Figliuolo di Carlo Gonzaga, Duca di Niuers , e Donna Maria, Figliuola del già Duca Franceſco.
Hora , pretendendo più d’ vno la Inueſtitura dello Stato di Mantoua ; e fra gli altri , con gran ragioni , Carlo Duca di Niuers; auuenne, che ſcendendo egli con notabìl franchezza d’ animo l’Alpi ; ſenza trasferìrſi perſonalmente à riuerir Ceſare, & à chiedere da quello, come da arbitro in tal negotio l’ Inveſtitura ; ò ch’egli ciò non giudicaſſe necceſſario , ò che il tempo e gli emergenti non ſeruiſſero ; ò qual altra la cagione ſi foſſe ; mà dirittamente portandoſi al Poſſeſſo dello Stato ; auuenne ( dico ) che ſe nè ſdegnò Ceſare acerbamente ; e con manifeſti prima dìcchiarandoſene offeſo ; e poi armando poderoſo Eſſercito contro Mantoua ; ecco, che il Duca Carlo, come legitimo diſcendente e confidato nello aiuto de gli amici , ſi alleſtì con animo invitto , per reſiſtere à qual ſi voleſſe Potentato , che moſſo ſi foſſe, per diſturbarlo dal già preſo Poſseſso.
Cefare in tanto, ceſſate già le procelle, e tranquillate le turbulenze Alemane, poſando in bella calma pacifica, d’ogn intorno cinto di Vittorie , e di Lauri ; militando non che altro , anco la Fortuna per le ſue glorie ; ſotto il Generalato di Rambaldo Collabo Conte , ordinato già lo Eſsercito , di gente per lunghe proue ſperimentata , inuiò gl’ Imperiali ſtendardi verſo la Italia ; e ſotto Mantoua , il giorno vigeſimo Ottavo di Ottobre del 1629. piantò le ſchiere.
La Spagna, era collegata con Ceſare ; e la Francia s’era dicchiarata per lo Duca Gonzaga; vniteſi con Lui l’ Armi Venete. Fiorenza, con apparato decente cuſtodiua ſe medeſima : così gli altri minori Principij neutri al poſſibile ſi ſtauano , con geloſia , e con riguardo. Milano , temeua all’ apparire de gli intermedij Franceſi , di farſi non ſolo parte, mà ſcena della tragica fauola.
Fù posto finalmente l’ aſſiedio à Mantoua ; Città ſempre intatta dalle violenze nemiche à memoria di Hiſtorie : piena di ricchezze , per cento e più lustri ragunate , ſotto Principi di guſti delicati , e ſublimi ; auuezi alle delitie ; alla cui norma regolandoſi anco i Sudditi , era fatta quella Città vno erario di pretioſiſſimi corredi.
Io ne lagrimo la memoria ; perche vna teſta Coronata , hà bene Stato più ampio, mà non forſe maggior teſoro ; e ſe l’ hà di maggior valſente , non l’ hà certo di pari gratia , Lautezza , e diſpoſitione. Gemme rare, eſquiſitamente lauorate. Pitture , da muouer inuidia al Moderno Vaticano , & al Campidoglio antico . Bottiglieria ſcielta per materia , e per lauoro. Adobbì da vn Aleſſandro Macedone , s’ egli ſi foſse così dilettato di luſſi , come di guerre. Giardini, da eſſer deſiderati per hoſpitio , e per cura di Fauonio , e di Flora . Tutto à vn punto fatto berſaglio delle vicende del tempo , e della Fortuna . Vdite voi poſteri, & apprendete quindi Prudenza. Conoſcano i Popoli , che paſſano com’ onda , e fumo le Humane pompe.
Ed ecco i rimbombi delie bombarde nimiche , percuoter di pari e le mura , e gli animi de’ Cittadini. Mi figuro la confuſione di quel Popoli, dati alla pace, a i balli , alle ſcene ; all’ hora fatti berſaglio d’ vn nimico riſoluto , mà non so eſprimerla con la penna. Mi par di vedere i colori fuggitiui da’ volti delle Matrone , non auuezze al ſuono di Bronzi tonanti , mà ſolo d’ Arpe , e di Leùti ; mà tentando dì raccordare così doloroſo oggetto , trouo impedite le parole . Mi rappreſento in ſeno all’ angoſcie le Sacre Vergini , l’ altre fanciulle, gli atterriti giouani, i meſti Padri , & ogn’ ordine di perſone , fuoriche alcuni intrepidi petti , ma lo mio inchioſtro , ancorché oſcuro , non ha tenebre da figurare ſimili orrori. Non ſi vdiua ſcoppio di bombarda nimica , che in mille cuori non tremaſſero l’ anime , rìddotte in forſe di fuggirſene ; mentre i Fati minacciauano la Vita , l’ Honore , e le ſoſtanze in vn punto. O ſtrani, & inaſpettati emergenti ! Il terrore, alteraua gl’ intelletti in maniera , che ſmarritaſi la Pace domeſtica , principal gemma de’ popoli , ogn’ vno finiſtramente apprendendo , e figurandoſi ne’ ſuoi delitrii il nimico dentro le mura , anzi pur dentro i più intimi penetrali , prouaua il male come preſente ; e moriua nella imaginatione della concetta miſeria : apparecchiaua ciaſcuno le fauci al ferro, che già ſtimaua ſouraſtarſi. Molte Donne, temendo la perdita dell’ Honeſtà , che ſuol eſſer preda del vittorioſo Soldato , deſiderauano, e procurauano di morire : e mirando i figliuolini, & i Mariti , pareuano eſcludere lo affannato ſpirito in vn amaro ſinghiozzo . Ed ecco da queſle pur troppo efficaci cauſe, cominciar le compieſſioni ad alterarſi ; e debilitato il color natiuo, e perduti i placidi ſonni, à generarſi cattiui ſangui, facili à riceuere i peſtilenti caratteri : onde mortalità inſolita, venne à ſminuire in gran numero i Cittadini ; la quale hauendo à prima faccia ſembiante, e concetto dì febbre di mal coſtume , in breue con la moltitudine de’ languenti , con la breuità del male , e con la peculiarità delle circoſtanze , con formidabile certezza , ſi dicchiarò crudeliſſima Peſiilenza.
Non fu però così in chiaro , se prima haveſſe origine il male , ò tra le mura , ò nel Campo ; mà è veriſimile , che principiaſſe nello Esercito : concioſiache alla colluuie militare , partita maſſime di freſco dalla Germania, e da gli altri à lei contigui Paeſi , è familiare ſimil morbo . Foſſe dunque portata nella misera Italia ne gli arredi, ò nelle perſone : ò foſſe che i diſagi del cibo , e la rea beuanda paluſtre ragionaſſerò nella Soldateſca , maſſime ſotto Cielo diferente dal naturale , difficili , e mal ſoccorſe infirmità, cui multiplicate morti ſuccedeſſero ; baſta che multiplicando ì Cadaueri per le strade in gran copia , venne l’ aria à contaminarſi ; onde poſcia ſi dilatarono i ſeminarii euidenti della infettione , che ſomminiſtrando à se ſteſſa continuo fomite , e ſempre in peggio alterando l’ aria , venne per lo commercio de’ Venti che l’ agitan di continuo , venne ( dico ) à communicar ſe ſteſsa anco alla Citta , cagionando morbi , e morti.
Di queſta guiſa diſcorreuano ì più ſenſati , mentre dubìtauano altri , che in Milano per diabolici artificij, foſſe ſtata la Peſtilenza introdotta ; perche alcuni malefici infettato haueſser le Chieſe , e gli altri luoghi più frequentati.
Il Breſciano fù il primo a ſentire l’ orribil colpo , nella Giuridittione della Republica Veneta ; onde Verona , ſi riempì di ragioneuole timore , che per lo biſogno delle militie vedeua il comercio affatto ìmpoſſibile ad impedirſi.
Ceſſe il dubbio del pericolo , alla preſenza dell’ attuale flagello ; quandoché venuto d’Aſola di Breſciana , ò ſecondo altri, di Ponteuico , vn certo Franceſco Ceuolini , Soldato infermo , e preſa Camera à pigione da vna tal Lucretia di cognome Iſolana , in Contrata di San Saluatore in Corte Regia , iui nel ristretto di cinque giorni circa li 20. di Marzo morì viſitato da Adriano Grandi Medico di Collegio , che veramente non lo giudicò infermo di Peſtilenza, ma poi maneggiate le di lui ſpoglie nelle hore medeſime , dalla hoſpite Donna , e da certe ſue fanciulle , quella , e queſte in poche hore altresì infermarono , e ſpirarono. Corſero pari forte , Angela , e Lucietta Filette , & altre delle loro vicine , che le viſitarono , e ſervirono nel male : in modo che gettateſi le Filette Madre , e figliuola à letto il Venerdì ſera , la Domenica ſpirarono l’ anime : e nello ſteſſo tempo tutti della Caſa , al numero di ſedeci ſi ſentirono aſſalire da febbre con accidenti grauiſſimi, e traſmeſſi di publico ordine al Lazaretto ( mortone parte nella Caſa) ſolo cinque ne ſoprauiſsero fra tutti. Onde queſte morti quaſi ſubite in vn ſolo gruppo di Caſe , & in vna ſola Contrada , e con ſuppoſitione di manifeſta communicanza , poſero in grande ſpauento l’ Vniuerſale ; in modo che gli Proueditori alla Sanità , inuigilando al bene commune , fatta ſcielta d’ alcuni Medici , e Chirurgi , vollero che i loro Cadaueri foſſero ſpeculati , e riconoſciuti, Diuerſe furono le opinioni ; perche alcuni affermauano , altri negauano , altri dubitauano. Franceſco Gratioli , Medico di Collegio , e Camillo Giordani Chirurgo , aſſertiuamente conchiuſero , eſſer quelle Femine morte di Peſtilenza : maſſime che nell’ anguinaglia destra della fanciulla Iſolana , apparve vn liuido tumoretto. Mà perche accade , che maluolontieri altri concluda nella propoſitione aſſertiua del proprio , ò del commun danno ; perciò dubitanti gli altri, fu appreſſo il Popolo così odioſa l’ affermatiuina depoſitione di questi che non ſolo fu stimata di ſouerchio facile , e temeraria , ma poco meno che con riſchio delle perſone, non caminaſſero per le vie , eſſendo già per lo parer libero ; e ingrato a gli animi , entrati in diſgratia preſſo il volgo , che malageuolmente contener ſi poteua, di prouerbiarli , e di pungerli con ſatirici motti : Ma le morti delle Filette , e di molti altri loro contigui habitanti , pur troppo accertarono gli oſtinati, che la Peſtilenza foſſe entrata in Verona.
Non diede tempo à ſeminarii maligni , il publico prouedimento , ma riddottoſi il Magiſtrato alla Sanità , coll’ interuento di Lorenzo Foſcarini , e di Sebaſtiano Bernardo , Rettori all’ hora Vigilantiſſimi , cominciarono à deliberare ciò , che poteſs’ eſſere di giouamento in emergente così duro , e Calamitoſo.
La poca cura de’ Proueditori alla Sanità , del 1575. appena laſciato haueua vn veſtigio di raccordanza ne gli atti della Cancellarla , in propoſito del Contagio di quell’ anno : onde non reſtaua lume per rimediare con l’ eſſempio ; che perciò regolandoſi al dettame della propria prudenza , & all’ eſperienze per vniuerfale cognitione imbeuute, fu ſubito impoſto , che foſſer chiuſe le Caſe infette , ſequeſtrate le Perſone , abbrucciate le maſſeritie ſoſpette .
Queſta in apparenza rigoroſa eſecutione , fu diuerſamente ſentìta per la Città ; perche il volgo facile à parlar licentioſamente , cauillaua queſta ſeuerità , come che ſouerchio timore imprimer poteſſe ne gli animi, pur troppo da altri motiui feriti , e contaminati .
Altri , più ſenſatamente ſtimarono , che ottimo conſiglio foſse di reſiſtere à primi incontri , di sì formidabil nimico . Tanto più che non davan tempo le ſucceſſiue infettioni , e morti , al dubbio se ‘l male foſse Peſtilente , ò non foſse : atteſoche ſi ſcopriua , che paſſaua il malore euidentemente di perſona in perſona ; onde in breue furono ( non oſtante la pubblica vigilanza ) appeſtate moltiſſime Caſe , la cui com~ munione non era difficile à Penetrarſi. Mà perche la moltitudine genera confuſione ; e perche queſti ordini portan con loro la correlatione di molti , & importanti reſpetti , cercando ogn’ vno di celar il male al poſſibile , temendo d’ eſſer diuiſo da’ familiari , e di vedere il meglio delle proprie ſoſtanze dat’ alle fiamme ; perciò dico , mancando la gradatione eſpreſſa , da queſto à quell’ altro infetto , e multiplicando i feriti , venne il progreſſo del Contagio ſi come à farſi più vniuerſale , così à naſcondere i paſſi da queſta à quella perſona , o Caſa .
Eraſi in queſta guiſa di maniera auanzata la Peſtilenza nel progreſso d’ Aprile nella Città, che contaminate anco le più diſgiunte Contrade , ſi vedeua apertamente il riſchio commune ; onde ſpirando ogni coſa orrore , raſſomigliauano i Cittadini , tante ſtatue di marmo, atteggiate dalla paura. Rìddotte le Vite à pericoli piu euidenti , veniuano le ſoſtanze a noia ; anzi che la frequenza de’ funerali, e la viſta di qualche corpo inſepolto, faceua odioſa la ſteſſa vita.
Ma gigli, e rose erano ſtate le ſciagure dell’ Aprile : concioſiache portò il Maggio , in vece d’ amori , e d’ allegrezze , i più meſti, e lagrimoſi ſpettacoli , che mouer poſsano , anco ne’ barbari compaſſione. S’attaccaua il peſtilente incendio ne’ corpi , in quella guiſa , che ne gli aridi , & vnti legni ſogliono attacarſi le fiamme , ardendo i vicini tronchi. Non ſi doleuano ì genitori , della perdita della prole , perche terminaua la Vita di queſti parimente , e di quelli, in hore breuiſſime : reſtando appena d’ vna famiglia , chi raccontaſſe le altrui morti , non che chi poteſſe chiuder gli occhi a’ predeſonti. Ed ecco , ceſſar le pompe delle eſequie non ſolo , mà anco le cerimonie Eccleſiaſtiche : taceuano i bronzi queruli inſofficienti al dar i ſoliti ſegni, del cadauero da interrarſi . Le famiglie Sacre , recuſauano di accompagnare i feretri , che in loro chiudeuano col Morto , la Morte : onde negletta la Dignità de’ Soggetti , ſi portauano tacitamente i corrotti corpi più toſto à publici, che à priuatì ſepolchri. Non ſi trouana sì ardito cuore, che voleſſe porger all’ infermo la medicina, ò l’ alimento ; né preparar le membra gelide col lauacro , ò con le veſti, per l’ honore della tomba . Sino le lagrime , che ſuol trarre la Pietà da gli occhi de’ più congiunti , ſtauano agghiacciate dentro i cuori, ſecche inſieme l’ vrne de gli occhi. Non daua luogo la Morte , viuamente eſpreſſa ſotto le viſte , ad altri affetti , che à la Paura , che moueua anco gli animi più coſtanti ; e ſi come impetuoſo torrente rompe gli argini, ancorché forti , così reſtauano ſpezzati gli oſtacoli delle publiche prouiſioni , e delle priuate, dalla violenza del peſtilente nimico.
Volauano le rie nouelle del mortifero morbo , che andaua, come falce in prato , recidendo miſeramente le vite d’ innumerabili ; quando la Signoria Sereniſſima, non meno Madre, che Regina de’ fedeliſſimi Vaſſallì, girando l’occhio pietoſo , e prouido, deliberò, à biſogno eſtraordinario portar ſoccorfo eſtraordinario. La onde in pieno Senato, fu fatta la elettione laudabiliſſima di Aloiſe Vallareſso , Caualiero , Senator grande , chiaro per naſcita, per fortune, mà più per le graui cariche, ſoſtenute ſempre con applauſo, e con gloria ; maſſime corſi tutti i gradi del Conſiglio , & impiegatoſi in Ambaſciarie grauiſſime, & in importanti cariche militari ; ſempre con lode proportionata alla pienezza del dì lui Valore , Sapienza , & Integrità.
Eletto adunque, Perſonaggio così conſpicuo dalla Republica Veneta , alla ſpinoſiſſiima Carica , di Proueditore di qua dal Mincio , per la publica Sanità ; in tempo che non ſolo faceua le più ſpauentoſe proue il Contagio , mà in tempo anco , che Marte influiua ſtrage miſeranda con l’ armi , ſpirando Honore , e Maeſtà , determinò di venire à ripporſi dentro Verona , ſprezzando la ſicurezza de’ Luoghi ſani , doue poteua porſi a ſuo beneplacito, quando haueſſe maggiormente ſtimato la propria ſalute, che la publica.
Era ſtato chiamato al di Lui ſeruigio , Andrea Idro Breſciano, per Cancelliero ; perſona di chiara ſofficienza , e fede , nel publica importantiſſimo miniſterio. Queſti, con indefeſsa opera atteſe poi, ſecondando i cenni del Signore, con ogni ſpirito alla ſalute vniuerſale , mentre non meno con ardore , & applicatione, l’ ordinario Magiſtrato in tanto ; preueniua con le poſſibili prouiſioni , la venuta del Vallareſſo , aſpettato generalmente con iſperanze molto grandi, atteſo il grido della ſua graue , e riſoluta maniera nel comandare , e far eſequire gli ordini necceſsarij . Si come anco i publici conſueti Rappreſentanti , nel commun riſchio vigilantiſſimi, non riſparmiauano loro ſteſſi , mà ſopraintendendo, e ſoccorrendo, la doue la vrgenza chiamaua l’ aiuto loro, ſi moſtrauano di pari affettuoſi , e prudenti .
Succceſse il dì che precede la Solennità del Corpo di Chriſto , il conflitto di Villabona , che dal grido vniuerſale , fù raccontato in queſta maniera . S’ erano meſse alcune Venete Militie, in vn poſto in coteſta Villa : non però ſi puote penetrare con che ordine, ò per qual fine . Mentre colà ſi tratteneuano con l’ armi alla mano , e con molto bella ordinanza, mandarono gl’ Imperiali à far loro intendere , che leuar indi ſi doueſsero, atteſoche era il loco ſottopoſto alla Ceſarea giuridizione : I noſtri, ricuſando di ubbidire ad altro comando , che de’ propri Capi di Guerra , negarono di farlo ; e per conſeguenza ſi alleſtirono al combattere , biſognando . Con pari prontezza l’ Eſsercito oppoſto sì apparecchio per far che indi ſi toglieſsero : e così approſſimateſi animoſamente le ſchiere , concorrendo il groſso de gli Alemani , contro i pochi noſtri ; la fortuna della guerra, ch’ è cieca, e dubbia , portò l’ euento meno improſpero dalla parte de gl’ Imperiali ; perduti ben ſi molti di loro, ma moltiſſimi de’ noſtri. Quello che diede alle militie di Ceſare gran vantaggio , fù , l’ eſser da eſse occultamente condotti per fianco à noſtri alcuni pezzi di bombarde ; le quali inaſpettatamente ſcoppiando , e ferendo , sbarattarono le ſquadre , e vi cagionarono diſordine . Si perdettero Soldati Corſi in gran numero , gente prode , e che ſempre ſenza voltar la faccia , ſoſtenne l’impeto , e la carica dell’ armi contrarie. Le Cernide , ( altretanto vili , e codarde auuezze ſolo a volger le glebe con zappe , e marre , tremando al tuono, & al fulmine de’ moriferi bronzi ) ò non ſi moſsero , ò ſi moſsero ſolo à fuggire ; dando le ſpalle alle Bandiere , per quanto i Capi coraggioſi con lo eſsempio le inuitaſsero , e con le parole le ſtimolaſsero al reſiſtere. Monſignor Duca di Candalle , notabilmente ſegnalò ſe medeſimo , fatto argine col proprio petto , à quel gran torrente , che innondaua . Conuenne finalmente ceder à chi diſponeua la Vittoria più per queſta parte, che per quella. Ed ecco; abbandonata la diſsciplina militare da’ più , cercando ogn’ vno il proprio ſcampo , volger le redini, ò ‘l piede , verſo Valezo. La poluere , che ſalendo fino alle nuuole , rendeua l’ aria denſa, & orrida , ſeruiua d’infauſto araldo , per notificare qualche euento ſiniſtro , à quelli che da’ Poſti , e dal Caſtello mìrauano : onde preſe da i piu coraggioſi l’ armi alla mano, e ſludiando gli altri di porre le ſoſtanze , e la vita in ſaluo ; ſoprauenuti anhelando i piu lieui al corſo , parte feriti , e parte trafitti dal timore , facendo anco maggior il danno di quello che in fatti era ; & amplificando il numero , e la virtù del nimico , per diſcolpa della propria codardia , così ne furono mal impreſſi i maggior Capi , che ſtabilito ( per quanto diceſſero in contrario alcuni brauiſſimi Capitani , e Collonelli ) di laſciare così importanti , & diſpendioſi Poſti , furono ìmmediatamente inuiate le Soldateſche , parte verſo Peſchiera , geloſiſſima Piazza , e parte verſo Verona. Io racconto il fatto, con la bocca del popolo, perche la priuata prudenza , non può internarſi ne’ ſegreti politici , nè anco inferendo da gli euenti : è di pari pazza , e ſacrilega , quella mente del ſuddito , che s’arroga di penetrare i ſegreti del Principe ; i quali ſi come ſono independenti, coſi tengono in loro miſteri altiſſimi , & inacceſſibili. Baſta che in fatto , le diſordinate , e forſe atterrite Militie, ſparſe infelicemente per la Campagna , quaſi da molte linee tendenti al centro , ſi conduceuano alla Città ( riddotteſi altre in Peſchiera , con qualche sembianza di ritirata militare, calcando l’ orme , e ſeguendo i comandi de’ maggior Capi. ) Era coſa doppiamente funeſta, il veder nella Città, inſieme ingombre le vie di cadaueri , ſaettati dalla Peſte ; e di Soldati mal acconci dal nimico . Almeno i primi non inorridiuano con la viſta del Sangue, Sopportata ſenza ribrezzo , e contaminatione da pochi cuori : Ma i Soldati fuggitiui , parte rauuolta la teſta in ſanguigni cenci , parte moſtrando i volti ſuiſati , le mani tronche , i fianchi feriti , le gambe guaſte , faceuano ſopra le carra in gran cumuli e attrauerſo de’ giumenti , la più triſta , e la più ſconcertata armonia di angoſcie , & di ſpauenti , che ſappia vna mente per lungo habito affannata , rappreſentarſi nelle applicatìoni de ſuoi oggetti più auuerſi, e più doloroſi.
Queſti duri , & inopinati Spettacoli , inamarirono il giorno per altro delitioſo , e dedito alla pietà publica, del Corpo di Chriſto , Signor Noſtro : concioſiache , eſſendo nella vniuerſal Proceſſione incaminati con l’aſſiſtenza di tutta la Nobiltà , gli publici Rappreſentanti , vennero le rie nouelle , de’ noſtri rotti , e quello che fu di maggior dolore , de’ Poſti anco di Valezo , ſi facilmente abbandonati. Sebaſtiano Bernardo , Capitanio , Senatore di gran giuditio , & eſperienza, & alla cui carica particolarmente queſti emergenti ſi aſpettauano , abbandonata ogni altra cura , ſi applicò alle biſognoſe fontioni ; hauendo ſempre alla perſona Leonardo Conte Martinengo Gouernatore , il quale auegnache in quel tempo conualeſcente , con inceſſante opera , trauagliò giorno , e notte. Si atteſe à riueder le Fortezze, a raddoppiar i Preſidij , & ad ogn’ altro opportuno impiego , in quella occorrenza ; ſopra ogni altro adoperandoſi Michiel Priuli , Caualiero , Proueditore , Soggetto di qualità Regie , e Senatore Eminente . Tutta la notte , fu vniuerſalmente ſpeſa in lacrime , & in penſieri. Già Mantoua , e la ſua amicitia , pareano ad alcuni troppo vicine: Facile è il proſeguir la Vittoria incominciata : e tanto più ogn’ vn temeua , quanto che la Città era eſauſta di Cittadini ; le Militie , parte perdute , parte diſperſe : i Capi di Guerra più conſpicui , ritirati , e lontani . Le monitioni non forſe coſì abbondanti . Lodouico della Torre Marcheſe , e Giulio Verità Conte, allhora Proueditori di Commune , la ſteſſa mattina del Corpo di Chriſto, con buon ſeguito di Nobiltà , furono dagli Rappreſentanti publici , ad atteſtar loro , che per gli preſenti diſaſtri , non era punto ne’ Cittadini rimeſſa la memoria del loro debito verſo il Principe Sereniſſimo, nè infiacchita punto la coſtanza della lor fede inalterabile : onde il dopo pranſo , di ordine del Foſcarini , del Bernardo , e del Caualier Priuli , conuocato il Conſiglio delli Dodeci , furono reſe loro gratie delle eſibitioni della mattina , e ſi paſsò à terminaitione di diuider il popolo in molte parti , ſotto Capi Cittadini , con aſſignamento di Piazze d’ armi , per poterſi vnire, & accorrere alla diffeſa della Città in occorrenza . Appena l’ Aurora , con le dolcezze de ſuoi albòri, racchiudeua qualche occhio, che la notte era ſtato ſempre aperto , quando sbigottite , e querule voci , ſi vdirono ſotto le mura gridando iterar più volte, ecco il nemico , ecco il nemico . Ecco il nemico , ecco il nemico , ripigliarono le guardie ſopra le mura ; onde Eco coſì ſiniſtro , andò riflettendo , & articolando in vn momento , per le ſtrade tutte , e per le Caſe la vicinanza de gli Imperiali . Sin tanto che portatoſi à gli orecchi del Capitano Bernardo , e de gli altri Officiali, ogn’ vno ſi accinſe à difendere la Giuriditione del Principe , la Pudicitia delle Donne, la vita , e le ſoſtanze con ogni ardire. In tanto con inſolito orrore ; anzi con non mai piu vdito motiuo, ſuonaua il più alto , e piu graue Bronzo della Città , à ſpeſſi tocchi, inuitando le mani all’ armi. O raccordanza doloroſa ! Nella grandezza del pericolo , ſtaua dubbio l’ animo, d’applicarſi à queſta , ò à quella operatione. Lo intereſſe publico , chiamaua ogn’ vno alla muraglia, per ribbattere l’ardire Alemano, il priuato perſuadeua a trattenerſi nella propria habitatione, temendo i più ſani ingegni , più toſto la licenza de’ Soldati di dentro , che degli eſterni : gettateſi le mogliere, e le figliuole al collo de’ Mariti , e de’ Padri, con strida mortali , e con iſqualidezza di meze viue, perche non voleſſero abbandonarle. O cimenti d’ affetti eſtremi ! Vinceua nondimeno nella maggior parte il publico zelo: concioſiache il Principe, deue eſſer più à cuore al ſuddito , che ſe medeſimo: in breue dunque fù coſi ampio il concorſo di perſone armate, e maſſime Nobili ſopra le mura , che parue à Rappreſentanti publici , coſa di pari degna , e marauiglioſa , come ne’ communi diſaſtri , e perdute nella Peſtilenza tante perſone , ſi poteſſe in vn momento ragunare tanto aiuto : che perciò in pieno conſiglio, con affetti di tenerezza , lodarono la più che mai limpida, e ſuiſcerata fedeltà Veroneſe . Non però ( come fù dubbio vniuerſale ) ſi approſſimarono gli Alemani alle mura ; che anzi, ritenutoſi il groſſo à ſuoi Poſti primi , e ne’ preſi nuouamente, ſolo alcune Truppe di Crouati , e d’ altri , ſi diedero à dirubbare il paeſe ; con rapine, ſtupri, violenze , vcciſioni così barbare, che non perdonando a ſeſſo, ó ad età anzi pur nè anco a Chieſe, ò à ſacri Miniſtri moſtrarono queſta Prouincia , eſſer veramente caduta nella mano di Dio viuente .
La moltitudine dunque della più vile fuggitiua brigata , di maniera haueua la Città riempito , che multiplicate le ſordidezze , e più che mai per la paura dell’ armi credute all’hora troppo vicine , alterati i ſangui , cominciò il morbo à rinforzar tanta violenza ne’ ſuoi progreſſi , che cadendo i morti non ſolo per le Caſe, mà per le ſtrade , pareua diſperato il modo , non ſolo di reſiſtere all’ impeto della Peſtilenza , ma altreſi di naſcondere à gli occhi delli afflitti viuenti la farragine di cadaueri. Si erano moltiſſimi Cittadini , per meglio ſaluarſi dal Contagio , portati alle proprie Ville, doue è più facile di ſchiuare il commercio . Tutti queſti ( diffuſi per lo Contado di quà dal fiume gli Alemani ) ſi leuarono dalle Ville , e ſi ridduſſero dentro : moſtrando hormai di nulla ſtimare il morbo , in riguardo alle conſequenze miſere della Guerra.
Poſe freno à ſi fatti diſordini ( perche non ſolo concorreuano i Cittadini , mà tutte le perſone rurali ancora ) la publica prouidenza : Venuto ſubito dopo lo accidente di Villabona , il Vallareſſo in Verona ; e tra le prime fontioni , comandò , che le perſone rurali , doueſſero ritornar à loro poſti ; perche non accreſceſſe la moltitudine il fomite peſtilente , eſſendo già riddotti il numero delle anime della Città , fino ad ottanta e più mille : in modo che ſotto gli noue Giugno , arriuò il numero de’ morti, à ducento ſei ; e nel dì medeſimo , ſettanduo ne furno mandati feriti , fuor delle mura.
Comandò indi, che foſſero convocati , gli Medici , e gli Chirurghi tutti della Città , aſſiſtendo à Lui , gli duo publici ordinarij Rappreſentanti , e gli Proueditori conſueti alla Sanità. Eſpoſe , con riſtrette , mà grauiſſime parole , ch’ era mandato dal Sereniſſimo Principe , per ſolleuare in quanto foſſe poſſibile , la Città dalla Peſte : eſſere perciò necceſſaria trà le prime coſe , la confeſſione de’ Medici, se il male era aſſolutamente Peſtifero , quandoché non oſtante la mortalità notabile , alcuno tuttavia metteua queſta verità in dubbio : attribuendo molti la cagione delle quaſi ſubite , e multiplicate morti , à Vermini, che offendeſſero le interiora , e mandaſſero velenoſi aliti al cuore ; e volendo altri , che piu toſto foſſero maligne febbri , che peſtilenti. Quaſi non baſtauano i tumori , detti volgarmente ghianduſſe, a perſuadere i Chirurghi , e i Medici tutti , e tanto men gli altri , che il male foſſe Contagioſo .
Per ſoddifare al queſito , & vbbidire al comando del Vallareſſo ; fù dìſcuſſo in breui parole, alla preſenza del Magiſtrato ; onde Aleſſandro Lisca , Dottor Medico di Collegio, Gentilhuomo ſenſato , e graue & allhora Priore , rappreſentando l’ vniuerſità de’ Medici , reiette l’ openioni dubbie d’alcuni , riſpoſe , che pur troppa era Peſtilenza , quella che andaua la Città consumando. Soggiunſe il Proueditor Vallareſſo , che dunque , tenendoſi communemente la parte affermatiua , doueſſe il Collegio ſomminiſtrare numero di Periti , così Medici , come Chirurghi, che baſtaſſero à ſupplire al biſogno publico sì per eſſercitarſi nella Città , come per adoperarſi nel Lazaretto . Fece il Liſca riuerente iſtanza di poche hore , per deliberare concertatamente , quali Medici , e quali Chirurghi ſeruir doueſſero : & impetratala , conuocò tutti gli Medici , e gli Chirurghi , eſponendo loro il comando del Principe , la necceſſità, & equità dell’ eſequirlo ; e la impoſſibilità del ſottraherſi da ſimil carica . Corſe vn timor gelido , per l’ oſſa di ciaſcheduno ; vedendoſi preſentare ò la ſpada dello ſdegno del Magiſtrato , ò ‘l veleno del Contagio . Non era frà Medici, così riſoluto cuore , che piegaſſe ageuolmente al pericoloſo impiego : onde mirandoſi l’ vno l’ altro , e l’ altro l’ vno , e manifeſtando la renitenza del proprio animo , & al poſſibile adducendo ſcuſe , & impedimenti , conuenne proppor le ſorti. Quando , mentre niuno ciò immaginaua , tre de’ più riſoluti petti , ò ſi rappreſentaſſe loro la faccia del pericolo , e della morte , manco orrida ; o ‘l deſiderio della Gloria gli ſtimolaſſe , acconſentirono di proprio moto , di dar i lor nomi , e di ſottoporſi al peſo : ſuppoſta però la conditione , di non auuicinarſi à gli infetti , mà ſolo di lontano preſcriuer loro, dopò vna eſſatta baſteuole informatione , le necceſſarie coſe per la Salute ; che tale fu dichiarata la pia, e diſcreta intentione del Magiſtrato. Furono gli tre, Franceſco Gratioli , Adriano Grandi, Oratio Gratiani. Per lo Lazaretto , fù deputato Ottauio Franchini Medico , e Camillo Giordani Chirurgo , aſſegnato à ciaſcun di eſſi , ragioneule ſtipendio .
Ma perche miseramente multiplicaua la ſtrage ; e ſcarſo riuſciua il numero di tre Medici per la Città ; fu ultimato per parte del Vallareſſo, che ſi doueſſero tre altri Medici eleggere , i quali , come i primi s’ impiegaſſero nel ſoccorrere à gl’ infetti . Portaua queſta elettione , le ſue difficoltà con lei ; atteſoche de’ Medici , altri erano troppo giouani , & ineſperti ; altri, attempati , & inabili alle fatiche ; altri ſoggetti al ſeruitio di Caſe , e di Monaſterij ſani ; che ricusauano di ammettere Medici deſtinati à curar il Morbo. Tuttauolta , conſeguenze , che odorauano il priuato, ceſſero al biſogno publico ; & all’ imperio del Magiſtrato ; onde furono imboſſolati molti nomi di Medici , & vfcirono Gioan Giacomo del Grande , Franceſco Pona, e Franceſco Franco .
In tale consesso , che anco il Donati , Medico laureato di freſco : il quale ſopragiunto da improuiſo accidente, con vna pallidezza di morto , rouinò ſu’ piedi del ſedente vicino à lui . Cotteſto ſpettacolo , in tempo che la Peſtilenza rappreſentaua le ſue Tragedie , intimorì di modo gli aſtanti , che temendo ogn’ uno à ſe ſteſſo , fù il primo il Pona ad vſcire del Collegio, e fù ſeguito da qualch’altro. Il giorno dopò , ſeguì la morte del Donati, con liuido tumore nel collo.
In queſti ardui , & impetuoſi emergenti , pareua ogn’ animo coſternato : mà non già ricredeua punto l’ intrepido cuore del Caualier Vallareſſo ; il quale , trasformato nelle Commiſſioni del Sereniſſimo Principe, e nella cura del ben publico ; raccolto tutto ſe medeſimo , per applicare le prouiſioni competenti al biſogno , con rigoroſi Editti commiſe , che infallibilmente ogn’ infetto , di qual ſi voleſſe conditione , foſſe immediate reciſo dal confortio de’ ſani, e mandato al Lazaretto . E perche ſimil luogo , e nome , così abborrito non foſſe , inſtituì per lo gouerno di quello ottime regole ; affineche altri volontieri eleggeſſe di farſi più toſto colà curare , che morir nelle proprie Caſe , ſenza ſocorfo.
E veramente lo eſſempio di Gentilhuomini , e d’ altre beneſtanti perſone , che ( oltre l’ incorrere nella indignatione del Magiſtrato , e nelle graui pene impoſte ) erano pericolate ſenza l’ aiuto d’ vn ſorſo d’ acqua , haueua moſſo i più ſauij , tantoſto che ſi ſentiuano dalla peſtilente ſaetta offesi , à farſi condurre al Lazaretto , doue non mancauano in gran parte gli aiuti più biſognoſi , e doue non pochi ricuperauano la ſalute. Che perciò, non ſolo Cittadini di degna naſcita, e di commode facoltà, ſi faceano colà traſmettere, mà Donne anco di nobil ſangue , e di chiara pudicitia , ſi eleggeuano , più toſto che morire ſenza la biſognoſa aita nella lor Caſa , di condurſi la doue Medici , e rimedij non mancauano.
La maniera del trasferire al Lazaretto gl’ infermi , era con barche à ciò deputate : concorreuano da tutte le parti della Città , perſone infette , d’ ogni ſeſſo d’ ogni età, d’ ogni conditione ; portate per lo più ſopra que’ familiari ſedili , ch’ vſan le Donne : onde sù la ſtrada , ch’ è alla Chieſa del Crocifiſſo più vicina , ſi vedeuano alle hore prefiſſe ragunate le caterue de’ feriti ; accompagnate da’ più teneri congiunti, che lagrimando prendeano gli ultimi congedi ; e nel ſeno tale del figliuolo , ò della figliuola ; tale del fratello , ò della ſorella verſauano quel poco , ò quel molto oro , che poteſſe à ſe più che à gli altri , allettare la carità de’ miniſtri. Alcuni moriuano dalla Caſa alla barca ; altri nella barca tantoſto che dentro ſaliti erano ; altri ſemiuiui arriuauano al loco publico.
Ma non ſolo la Pouertà , che ſuol eſſere il berſaglio de gl’ infortunij , ſottopoſta ſi vedeua a ſimil ſciagure ; perche anco molti de’ più agiati , e facoltoſi Cittadini , erano sforzati da lor medeſimi porſi in camino , per trasferirſi alle barche , onde paſſar poteſſero al loco deputato dalla publica cura ; mancando genti , che poteſſero loro mano adiutrice , perche allhora venuta meno la forza all’ oro , ricuſauano anco gl’ infimi della plebe , di compromettere per guadagno la vita : Onde occorreua ſouente , che non baſtando le gambe fiacche à regger il peſo della perſona , foſſero necceſſitati i miſeri, in guiſe ſtrane , di caminarſene carponi ; ad ogni tre paſſi ripoſando , e ſpeſſo tra gli aneliti vltimi , ſuaporando le anime. In que’ paſſi vaccillanti ; in quella ſtentata maniera dell’ auanzarſi , che portaua alla morte, sù le ſperanze della vita , quelli che abbandonati da’ propri , ſtimauano trouar pietà da Miniſtri deputati dal publico , auueniua , che aſſalito l’ egro da ſete ardente , con appaſſionate grida inuocaua l’ acque dalla humanità di chi lo vdiua. Ma ſe la compaſſione di qualche proſſimo ſi piegaua ad eſaudire le affannoſe dimande , ardiua à pena in vaſe vile di ſomminiſtrar la beuanda con mano timida , turate le nari, e ad altra parte conuerſo il viſo ; e con atti di ſpauento , vſcendo in vn punto dalla Caſa , e nella medeſima riponendoſi : accreſceuaſi nel Caritatiuo la Paura ; perche appena guſtaua del liquore l’ infermo , che quaſi beuuto haueſſe acque di Colco , toſto con accidenti mortiferi ſconuolgendoſi per la terra , eſcludeua lo ſpirito.
Nè ſolo Huomini auuezzi à gli agi , & alle delitie , ridotti ſi vedeuano à ſegno sì ſuenturato ; ma nobili Donne , e che per altro ſi ſarebbero ſdegnate di vſcire da’ limitari , ſenza la comìtiua delle ſeruenti , allhora, ſprezzati i faſti, con la chioma negletta , e la guancia tinta in pallidezza di morte , nella più abietta, e male aſſeſtata gonna , diſcinte, e ſcalze , ſenza il decoro della naſcita, o del connubio , per eſſere da’ proſſimi derelitte , s’incaminauano à piedi verſo le infette naui ; e bene ſpeſſo mancando loro per lo viaggio la lena , accoſciate ſi laſciauano cadere ; mentre la morte , rubbando loro dieci , ò dodeci paſſi che rimaneuano, ingannata la ſperanza del viuere , le ſtendeua per le ſtrade , proſtituendo alla più infima ſorte di ſepoltura il cadauero , che ſperò la marmorea tomba del Conforte , è de’ Genitori.
La meno ſuenturata Fortuna era di quelle Matrone , che per priuilegiato euento intatte dalla Peſtilenza , haueano veduto le proprie ancelle , & i ſeruenti , ò morirſi ſotto gli occhi , ò mandati al Lazaretto : e che perciò da dura necceſſità ſi vedeano aſtringere , a’ più abietti , e laidi ſeruitii della Cucina ; dell’ attinger da’ pozzi l’ acque , e di procurare con la ſcopa la biſognoſa mondezza à luoghi habitati : Onde à Mariti anco più nobili e generoſi , auuezzi ad alti maneggi , conueniua di portare la metà dell’ inſolito peſo , per non vederci languir ſotto la compagna : perche cercauaſi in darno , con vna moneta d’ oro , comperarſi cadauna delle ſoddette vili sì , ma necceſſarie fontioni , ò mancati , ò infetti i plebei.
Ma tornando al Lazaretto , chi sà il numero delle foglie d’ una gran ſelua , sà il numero de’ dolori , e delle miſerie di quella infelice ragunanza . La vergine tutt’ i ſuoi anni cuſtodita , con incredibile riſerua , dalla Madre geloſa , era iui non ſolo aſtretta di vederſi ſotto gli occhi , ma di trouarſi ſotto le mani de’ Chirurghi , che per neceſſario termine , doueano cercarla, nelle più celate parti : onde moriua prima per la forza della confuſione, e del roſſore , che del male. Il fanciullo , auuezza per lungo vſo , alle luſinghe della Madre , habituata à ſomminiſtrar alla ſua bocca , maſſime in tempo d’ infermità, gli alimenti, riddotto allhora ſotto la cura di ruuidi , e molto impediti ſeruenti, languiua, e ſuaniua di dolore ; con nauſea de’ cibi, ben ſi ſalutari, mà ſemplici. Il Padre, e Marito , ſoſpiraua la Conſorte lontana, e la cara prole ; allaquale temeua hauer laſciato la metà della propria Morte. O afflittioni, ò tormenti ! Quelli erano i manco miſeri, cui laſciaua il male, meno diſoccupato il diſcorſo, perche la rifleſſione, ſopra l’ eſſere di allhora, era troppo acerba. Queſti però aummentauano in notabil modo, lo ſpauento de gli altri : concioſiache delirando, faceano effetti i più miſerabili, che poſſano ſatiare la crudeltà d’ un Licaone ò d’uno Atrèo . Alcuni, rotte le cuſtodie, con precipitoſo corſo, ſi lanciauano nel fiume : altri , con feroce moto , percuoteano del capo alle pietre ; e con larga effuſion di ſangue , ſeminauano le ceruella. Inorridiſce la penna, alla raccordanza di memorie cosi funeſte. Non baſtaua al male d’ impoſſeſſarſi del corpo, che ardiua anco d’ aſſalire, e d’ abbattere le facoltà dell’ Anima principali. Mà quello che colmaua la miſura capaciſſima delle angoſcie inenarrabili, era, veder il Medico, cader morto ſopra l’ infermo ; e quello che poco prima s’ era affaticato in perſuadere il moribondo alla coſtanza, aprir la bocca d’ improuiſo à gli eftremi ſiati.
Riparaua, il Magiſtrato, al poſſibile, così miſere perdite : & inuigilando in vn tempo ſteſſo , al ſufficiente prouedimento delli poueri della Città, ſi prohibiuano le Morti, che non portate dalla Peſte, accadeuano per lo diſagio.
Oltre tante conſequenze duramente ſiniſtre, occorſe anco , che in queſto tempo perduti nella peſte parimente tutti gli Fornari , ſi ridduceſſe la Città in pericolo manifeſto di morirſi per la fame. Accidente che preueduto dalla prudenza del Podeſtà Foſcarini, lo fece riſoluere à chiamar Fornari di Venetia ; mà mentre queſti dimorauano, sì trouò la Città negli estremi patitimenti : non ſolo nella pouertà, ma etiandio nelle Caſe de’ beneſtanti, auuezzi à far pane per la famiglia; percioche le ſeruitù ò morte, ò eſcluſe dalle Caſe per la infettione, toglieuano queſta ordinaria commodità : Fu conſultato del rimedio ; e dopò propoſti diuerſi partiti ò abſurdi, ò impoſſibili , ò troppo difficili , raccordò il Proueditore della Torre , che ſi pregaſſero i Monaſterii delle Monache, i quali poco haueuano patito d’ infettione , à far il pane da vendere nelle Piazze , ſommmiſtrata loro dal publico la farina ; rimedio che riuſcì felice , fin tanto che fu da Venetia mandato il biſognoſo numero di Fornari.
Sotto gli dieci di Giugno , furono publicati , alcuni Ordini del Caualier Vallareſſo, così in propoſito di Medici, e di Chirurghi , per lo ſeruitio della Città , come per lo Lazaretto ancora : Obligando diuerſe ſorti di perſone , alle denontie di tutti gl’ infetti ; e fatto pene grauiſſime , à chiunque ardiſſe occultar il morbo. Fu ordinato con miglior regola , il modo di condurre i feriti fuori ; di chiudere , e purificar le Caſe ; e di purgare le robbe infette . Furono commeſſe le denontie de’ Morti , ſotto pene grauiſſime ; e prohibite le ſepolture in Città, eccetto à gli beneſtanti , c’haueſſero proprio auello. Si providde in propoſito delle barche per ſeruigio del Lazaretto , prohibendo loro ogn’ altro impiego. Così in materia di leuare le immondizie della Città. Furono anco intimati publici fuochi , per le Contrade , affine di purgar l’ aria aggiungendo à queste , altre opportune commiſſioni.
Quaſi nel medeſimo tempo , vſcirono Ordini, e comandi in propoſito di Peſte per lo Territorio ; verſanti circa la cognition de gl’ infetti , le denontie , li ſequeſtri , le ſepolture , le prouiſioni per le Caſe ſoſpette , le prohibitioni del mercantare robbe di eſſe. Furono anco ordinate le Elemoſine per gli poueri ſequeſtrati ; Prohibito il commercio di Cingare per le Terre ; rimmoſſi (con ogni buon termine di trattamento) i foraſtieri mendici da’ Communi; & eletti deputati, per l’ eſſecutione di tali Ordini.
Si auanzaua tuttauia la ſtrage, che faceua la Peſtilenza , perche dalli dieci, alli ſedeci , crebbe il numero de’ Morti dalli ducentoſei , a’ più di trecento il giorno ; eſpreſsamente perdutiſi di Contagio , più che gli duo terzi.
Furono propoſti, e maneggiati in que’ giorni due negotij rileuantiſſimi per la publica ſalute ; l’ vno riguardaua le regole per lo Territorio ; l’ altro toccaua alla Ciuile preſeruatione. Il rimediare alla infettione del Territorio , ſi come pareua impoſſibile per la ampiezza di eſso , così era ſopramodo opportuno, anzi necceſsario : concioſiache , reietti i Foraſtieri dalla Città, & ammeſſi nel Territorio , era vna cautela ridicola, e fruſtatoria , venendo poi giornalmente i rurali dentro , ne’ quali poteua entrare la communicata infettione. Propoſe dunque Lodouico della Torre , Marcheſe , Proueditore di quel tempo , & vno de’ più degni ſoggetti della Città, vn facile, e prudente auiſo, per isfuggire i diſordini : e fù, che intimate pene grauiſſime à chiunque ricettaſse nel Territorio perſone eſterne , reſtaſsero ſolo alcune poche hoſterie, diſpoſte per ragioneuoli interualli, nelle quali ricettar ſi poteſsero i foraſtieri, che veniſsero con autentiche fedi di luogo ſano: poiche in tal maniera, non ſi ſarebbero gli ſtranieri poſti in via , ſenza fedi di Sanità, ſicuri che foſſe per eſser loro prohibito l’hoſpitio . Verſaua l’ altro conſiglio , propoſto dal Marcheſe medeſimo , circa la ſeparatione de’ mendicanti dalla Città ; come che ſia gente ſimile, per la ſozzura , e per lo cattiuo temperamento , adequata eſsa per l’ incendio della Peſte: che perciò , conuocatili tutti, foſsero i natiui della Città , raccolti nell’ Hoſpitale hormai vuoto de’ Mendicanti, e tutti gli eſteri, con vna buona Elemoſina , da raccoglierſi per publica contributione , licentiati fuori della Città , & accompagnati da publici miniſtri per certo ſpacio. Cadde, non la ſtima , e la bontà della parte poſta dal Marchese Proueditone, che fù abbracciata, e ſentita vniuerſalmente, mà ſi ben l’effetto, per gli emergenti della Guerra, che à se chiamauano gli animi, e le fontioni. Il cimento de grandi animi ſon gli accidenti, maſſime funeſti, ne’ quali Huom può moſtrare la coſtanza dell’ animo, & inſieme l’ attitudine a’ maneggi. Cosi al Marcheſe Lodouico, aprirono i tempi molto commodo ſpiraglio, per moſtrare ſe medeſimo : quandoche dal primo di Aprile , fino al primo d’ Ottobre, ſemeſtre della ſua carica di Proueditor di Commune, paſſarono gli più ardui, graui, e laborioſi accidenti, c’ habbia mai prouato la Città noſtra : verſo la quale eſſo con intrepida, & indefeſſa opera , moſtrò affetto intenſiſſimo, trauagliando in diuerſe azioni tutte grauiſſime ; maſſime rimaſo priuo del Proueditore Collega, che fù Giulio Verità Conte, morto di Contagio ; & aſſiſtendo anco chiamato nella Conſulta di Sanità frequentemente al Caualiero Vallareſſo.
Morirono in poche hore quattro Medici ; Franceſco Gratioli ; Adriano Grandi; & Oratio Gratiani. Il Grandi in particolare, giouine d’altiſſima aſpettatione, accorto Filoſofo, leggiadro Poeta, Academico Filarmonico . Et non guari dopo, morì anco Claudio Giuliari, Medico di ſoda prattica, e de’ più Vecchi del Collegio . Si come non molto prima, erano mancati altri Medici principali ; Gioan Battiſta Pozzo , huomo di gran dottrina, e trà primi Medici della noſtra Città : Ottauio Brenzoni di bontà conſpicua , di ſoauiſſimi coſtumi , gran Medico e dottiſſimo Aſtrologo. Aleſſandro Peccana, anch’ egli di bella eruditione dotato. Morirono anco Gierolamo Maſſaroli, e Franceſco Franco.
Aleſſandro Liſca, per indiſpoſitione propria, ceſsò dalle Mediche pratiche ; à gran fatica ſoprauanzato dalla Morte della Conſorte, e della prole. Giulio Pozzo, Medico di ſettantacinque anni, eſente hormai per conſuetudine dalle fontioni, ſi ritirò a ſuoi poderi. Francesco Magno atteſe à impiegarſi nel ſoccorſo del publico; auegnache ſenza obligo peculiare ; ne forſe ſenz eſſer à parte del commune malore .
Leonardo Todeſco , Canonico, e Medico , aiutando poueri , ſouuenendo parenti, e in particolare ſoccorrendo Religioſi, arriſchiò in guiſa ſe medeſimo , che contratto il morbo, fù in forse di laſciarui la vita , ma Iddio , per conſeruar forſe così rara gemma alla Patria , e vn tanto decoro alle lettere , lo ſatuò . Due ſoli Medici, con eſſatta circoſpettione guardarono lor medeſimi . Fu l’ vno , Benedetto Drago , Medico principale, chiaro per eloquenza, dottrina , e fortuna ; il quale di rado vſcì della propria Caſa ; non così guardingo però , che taluolta non s’ accoſtaſſe à letti di feriti di Peſtilenza. L’ altro , fu Franceſco Pona , che ſtabilitoſi di ſprezzar l’ oro , e di poſporre alla propria vita, e famiglia, ogn’ altro humano riſpetto ( ſupposta la clemenza del Magiſtrato , che con pietà , e ſenno , preuedendo, e prouedendo, voleua pur alla Patria ſerbare fuor di pericolo qualche Medico ) ſi contenne dentro la propria Caſa, dal mezo Giugno , fino per tutto Agosto , immobile ad ogni machina , che haueſſe potuto ſmouerlo dall’ indurato proponimento. Oſſeruo, che di tanti Fiſici , che ſi perdettero , quelli più facili furono à porſi in riſchio , ch’ erano ſenza prole . Riuſciua all’ Huomo formidabile la riffleſſione di eſpor non ſolo se ſteſſo , auuicinandoſi a gl’ infetti , mà di poter eſſere tranſmiſſore della Morte nella cara diſcendenza , eſtinguendo se medeſimo , e la propria imagine , ne’ figliuoli ; che perciò gli ammogliati, e i più copioſi di prole , con maggior ribbrezzo , e ritroſia , fi moſtrauano renitenti alle cure , ahi pur troppo sfortunate, e pericoloſe.
Queſti duo però , ſeruiuano al publico inceſſantemente col conſiglio , diſtribuito ad ogni benché popolare , e minimo infermo ; vdendo ciaſcuno in ragioneuole diſtanza , e ſomminiſtrando carte , per trasferire i languenti , al loco fuori della Città. Speſe anco il Pona qualche ſtilla d’inchioſtro, in dare al publico la maniera del preſeruarſi dalla Peſte , mentre s’ era tuttauia in tempo ; e poi di curarla ne’ più pericoloſi incontri del male .
Nelle morti di tanti Medici, caddero le ſperanze , e le vite di mille infermi, e caddero, con non men ſubito e fiero eccidio , i Chirurghi nel maggior numero. Seruirà per documento a’ venturi , che le poma d’ Ambra , e d’ altre odorate materie ( delle quali ciaſcun di questi era ben fornito ) ſon ridicole armature , contra nimico sì potente , com’ è la Peſte. La Città di Lucca , ſecondando l’ vſo de’ Medici della Francia, in queſta ſteſſa mala influenza , ſtabilì , che gli Medici deputati , ſi veſtiſſero à lungo , di ſottil drappo incerato , e che incaperrucciati del medeſimo , con criſtalli auanti gli occhi , ſi avuicinaſſero à gl’ infetti . Così è meno patente la via all’ offeſa ; perche l’ halito maligno , non ha sì facile lo ſpiraglio , onde poſſa inſinuarſi ad eſſer attratto , con la reſpiratione. Suppongo , preſſo tale auuedimento , l’ vſo anco de gli aceti medicati ; dell’ herbe odorifere , de gli antidoti proportionati. Non pretermettendo qui però , che la maggior parte di quelli, c’ hann’ adoperato la Theriaca familiarmente , ſon periti ; ſconuenendo tale rimedio a’ corpi impuri , maſſime in eſtiua ſtagione . In altro loco ho ricordato quali antidoti conuengano , atteſe le compleſſioni, i tempi , il ſeſſo , l’ età.
Mà tornando onde partimmo , ſeguiua più che mai atroce il furor del male ; e multiplicando le ſciagure , pareua che ſempre più creſceſſe il coraggio , e la prouidenza nel Vallareſſo: il quale nel taglio di più d’ vn graue pericolo , andaua tutte l’ hore verſando nella eſſecutione de’ buoni ordini ſtabiliti ; e in particolare , perche foſſero ne’ lor biſogni ſoccorſi i poueri infermi : andando anco molte volte perſonalmente à diſpenſare le Elemoſine , & à racconſolare i popoli afflitti . Soleua Questi frequentemente portarſi anco al publico Lazaretto , affineche le regole e gli ordini foſſero con miglior forma eſſequiti ; facendo diſtinguere appartamenti ; aggiungendo Medici , e Chirurghi , & indirizzando la negligenza , ò la rozzezza de Miniſtri , alle biſognoſe fontioni .
Fù al pari d’ ogn’ altra prouiſione , lodeuole , e fruttuoſa , quella di duo Padri Cappuccini , da Lui chiamati al gouerno del Lazaretto ; sì per 1′ amminiſtratione de’ Santiſſimi Sacramenti , come anco , per ſopraintendenza a’ ſeruenti ſubordinati, & à gl’ infermi medeſimi : concioſiache concorrendo iui tanta diuerſità di perſone , non poteua non accadere alle volte qualchel diſordine , e confuſione , per mancamento d’ alcuno: che perciò , diede il Vallareſſo à queſti Padri , aſſai ampia auttorità di caſtigare gli contumaci : hauuto però riguardo alla piaceuolezza del ſanto Habito , alieno dalle pene , di tormento ò di ſangue ; volendo , che ſolo foſſe la punitione di carcere , e di digiuno in pane , & in acqua. Non ſi potrebbe eſprimere con parole , quanto di bene partoriſſe il miniſterio di queſti Padri.
Circa gli vintiquattro di Giugno , venuta vna dolce pioggia, che apportò qualche leggiero rinfreſcamento , parue , che ceſſaſſe il numero de gl’ infetti , e de’ morti : auegnache tale diminutione poteſſe accadere in riguardo alla moltitudine vſcita in que’ giorni della Città , così di Militie , come di perſone rurali , ritornate a’ loro luoghi.
Morì in que giorni , il Capitanio Sebaſtiano Bernardo , ſacrificata la propria Vita alla cura publica , così ricercando le congiunture : ſenza intermiſſione affaticatoſi ſempre à Cauallo , riuedendo , e comandando : d’ habito obeſo , ripieno d’ humori , in tempo eſtivo , in coſtitutione peſtilente : il di Lui male fù acutiſſimo , mà non fù così ben in chiaro , ſe periſse di Peſtilenza . In loco di queſto fù eletto Pietro Corraro, Senatore preſtantiſſimo , caminato per i gradi principali della Republica , e delle più degne qualità inſignito , che poſsano in vn publico Rappreſentante deſiderarſi: Circa que’ giorni, morì anco Giorgio Badoero, Commiſſario, in ogni parte grande , e ſtimato.
Così la falce della Morte, non ſolo recideua le baſſe piante de’ popolari , ma troncaua anco gli elati arbori , della più inclita Nobiltà : E con pari colpo toccando le eccelſe Torri , e più abiette Caſuccie ſminuiua il numero de’ Signori , e de’ Vaſſalli : onde per leuar finalmente di mano del giuſtamente adirato DIO , l’ atrociſſimo flagello , fù ſtabilito vn generale ricorſo , à piedi della ineffabile Clemenza ; Le preci vnite , ſogliono hauere forza grande nel diuino coſpetto. Sentita dunque la Predica , d’uno affettuoſo Cappuccino nella Piazza de’ Signori , fu conchiuſo di fare vna Communione vniuerſale ; premeſſi prima tre giorni, di rigoroſo digiuno. Si vide veramente una prontezza di Niniue : già che anco , non tanto la Fede minacciaua , ma la eſperienza certificaua del flagello , che hormai sferzaua, anzi feriua , & vccideua. Nella pienezza dunque delle calamità più ſenſibili , e più acerbe, fu con piena diuotione cercata vna piena miſericordia : riddotte le coſe della ſalute à ſegno tale , che multiplicando tuttauia l’ ecceſſo delle Morti , già mancauano luoghi , modi , e ministri , per interrare i Cadaueri ; onde conſultatoſi il Magiſtrato co’ Medici , ſe meglio foſſe darli alle fiamme , ò pur ſe al fiume abbandonarli , non potendo porli ſotterra , fù conſigliato per migliore , l’ arderli in remoto , & aperto campo : Mà ſi opponeua la grauiſſima difficoltà , del mancamento delle legna ; trà tutte le coſe ſpettanti al vitto , le più difficili a proportione , da prouederſene ; & altresì il mancamento de gli Operarij , che componeſſero la pira , e vi traſponeſſero i Cadaueri. Che perciò , la publica prouidenza , coſtretta ad eleggere il minor male , ſopportò , che que’ cadaueri che di qualche giorno erano ragunati , con inſopportabile , e pericoloſo fetore , foſſero alla fine, mancando altro argomento di nasconderli , laſciati in preda alla corrente. Ben conoſceua la mente publica , che il continuar in ſimil vſo , poteua cagionar diſordini , e danni ; trattenuti nelle frequenti palificate ( che ſono la fortezza de gli argini ) gli cadaueri , e ſparſi per la riua della Fiumara , ſopra le cui ſponde molti habituri sono ſparſi : e che il vedere gli humani corpi, paſto de’ cani , e de’ corbi, non ſolo poteua grandemente gli sbigottiti contaminare ; mà che veriſimilmente anco, da ſimile corruttione poteuan mediante il calore della stagione, leuarſi aliti peſtilenti , con pericolo d’ infettare i propinqui luoghi : Mà la necceſſità è troppo dura , & ha più forza che la ragione. La onde fino à più matura conſulta, & à più fattibile opera , fù coſtretto il Magiſtrato alla permiſſione di ſimile allbora conueneuole inconueniente.
Mà non ſolo i cadaueri ragunati alla riua dell’Adige per lo imbarco , menauano intolerabil puzza ; infetto quindi tutto il tratto d’habitanze , verſo la Chieſa della Vittoria più che altroue , mà etiandio i Cimiterij , di maniera empiuano di fetore l’ aria , e per lo mezo di queſta, anco le Caſe per qualche buona diſtanza , che il Vallareſſo riſtringendo gli Ordini prima dati , comandò , che non doueſſero in quelli eſſer i cadaueri ammeſſi per lo auenire ; volendo anco, che foſſero gli auelli molto ben coperti di calce viua ; e che foſse arſo in buona copia zolfo per le Contrade.
In queſto mentre , s’ infettò anco Ala di Trento ; come pur ſi andaua il Contagio per lo Veroneſe Territorio auanzando : che perciò parue necceſſario al Magiſtrato , di ripigliare nuoui Ordini ; e di multiplicare i coadiutori. Ricercò dunque il Vallareſſo , dal Conſiglio, che voleſſe proppor ſoggetti, che con applicatione inceſsante , ſuppliſsero al biſogno al poſſibile ; percioche con ſimil aggiunta , il peſo compartito trà i molti, ſarebbe à cìaſcuno riuſcito men graue ; e ‘l frutto dell’ impiego largamente diſtribuito , ſi ſapebbe prouato aſsai più euidente. Fu dunque ſtabilito, che reſtaſſero gli Signori ch’ erano in Carica ; e gli altri di nuouo creati, doueſſero à quelli cooperare, ſminuendo il peſo che ſoſtenuto da pochi, riuſciua ponderoſo ſouuerchiamente. Fù con tale temperamento dalla publica prudenza addoſſato il carico, che ò per la troppo breuìtà non ſi ſtroppiaſſe l’ affare, ò per la troppo lunghezza non ſi opprimeſſe il Cittadino .
Eleſſe dunque il Magnifico Conſilio de’ Dodeci, per la iſtanza fatta dal Vallareſſo, alcuni ſoggetti .
Duo, che con la ſopraintendenza a Fiſici, & à Chirurghi , oſſeruaſſero, che foſſe fatto il debito vfficio, verſo gl’ infermi.
Duo, perche gl’ infetti foſſero ſenza dilatione mandati fuori al Lazaretto .
Due alla eſpurgatione della Città da’ Cadaueri .
Due alla mondezza delle ſtrade .
Un altra Coppia, al ſouuegno de’ poueri ſoſpetti rinchiuſi .
Un altra , deputato queſto al tener vn libro , e quello vna borſa , per le ſpeſe occorrenti di Sanità .
Altri duo , per far eſpurgare , e profumare le Caſe già infette, & allhora vuote .
Duo altri ſopra le robbe à gli sborri, perche foſſero ben cuſtodite, e tenute con diſtinto inuentario.
Tre , applicati alle occorrente del Lazaretto , cioè alle ſpeſe , alle fabriche, & alli Miniſtri.
Li quali tutti , haueſſero auttorità di far eſequire le coſe alle loro cariche appartenenti , e ſtabilite ne’ Proclami ; potendoſi valere dell’attuale ſeruitio di ciaſcheduno officiale della Corte.
Concedendo al Magnifico Conſilio de’ Dodeci , d’impor pene pecuniarie all’ occorrenze .
Con ſi degne , e ben inteſe prouiſionì , ſi caminaua alla eſtintione dei male , dal canto del Magiſtrato ; affaticandoſi ſopra ogn’ altro, Gio: Vicenzo Maffei , allhora Prouedittore di Comune , & inſieme dell’Officio, Dottor di Leggi di Collegio, Auocato principale, ſoggetto di ſpiriti pronti, & eleuati; Queſto , dopo il Vallareſſo, ſoſteneua il più graue peſo : impiegato inceſſatemente , non ſolo nelle Conſulte del Magiſirato , mà in perpetue audienze, e ſpeditionì .
Non perciò coſpirando e queſto , e gli altri co’l ſommo Capo , profittauano le eſſecutioni in maniera , che il male con qualche euidenza , & vniuerſale ſollieuo , ſi vedeſſe ricredere . Che perciò abbondando i Cadaueri, e mancando quelle perſone della plebe più infima , che aſſegnate erano à ſepelirli , ò trasferirli , fu d’ uopo con nuoui Proclami , rimediar à tanto biſogno. Vedendo adunque il prudentiſſmo occhio publico , che quattro ſepelitori , non erano per cadauno Seſtiero baſteuoli , per giornalmente portar alla barca i morti , e per interrarli , onde maggior prouiſione riuſciua necceſſaria , per euitare più importanti diſordini , che ſouraſtavano , à pregiudicio del ben publico ; fù perciò commeſſo a cadaun Deputato , e Raſonato di qualunque Seſtiero , che doueſſe incontinente prouederſi di Carrettino , con Cofino , per aſportare gli cadaueri al loco ; e per condurre ſeparatamente gl’ infermi . O materia funeſta & orrida ! Datemi voi Scrittori delle più miſerande Tragedie , lo ſtile flebile, e doloroſo : E in vece delle arſe Troie , e delle fauoloſe Ecube , & Ifigenie , inſegnatemi à rappreſentar lo ſpettacolo c’ hò veduto , e mi rammento, mà non so esprimere . Non hà Stige l’ acque sì torbide , che adeguino la confuſione del ſoggetto lacrimeuole : Non hà querele così affannate il centro , che poſſano à poſteri notificare tanto misere congiunture . Tantoſto ch’ altri ſi affacciaua ſopra le ſtrade , vedeua da molti canti , vſcire quaſiche à gara , correndo nello Stadio Olimpico della Morte, le ſpauentoſe Carrette ; veſtiti gli abomeneuoli aurighi , di vile drappo di colore cruento , e quaſi Marſi , auuezzi al veleno , ſpiranti liuido toſco dalle ſqualide guancie , e dalle luci che alteraua in color di foco, l’ alito igneo della peſtilenza latente. Ad ogni paſſo , che ſi auanzaua l’ infauſto Carro , ſi vedeuano i cadaueri contenuti, ſtranamente dibbatterſi crollando orribilmente i confuſi teſchi, miſti età, conditione e ſeſſi ; percuotendoſi i morti viſi , e con gli ochi mezi aperti, appannati dalle nebbie della Morte , e con le bocche ſtranamente ſemichiuſe , aprir à miſeri Cittadini vna viſta la più degna di lacrime , che ſoglia il diuino ſdegno in vna Città preuaricante rappreſentare. Pareua il Senato della Natura, diuiſo in due contrarie fazioni ; congiurate le Stelle , con gl’ influſſi maligni , contra la Terra ; e riſolute alla diſtruttione della più bella facitura della mano di DIO. Anzi pur la Terra , si paleſaua nemica di ſe medeſima , ſomminiſtrando dalle viſcere proprie que’ rei vapori, che vccidendo le perſone , necceſſitauano le altrui mani ad aprir à lei con profonde piaghe le viſcere, per naſconder in quelle , con reciproca putredine , l’ orrore di tante Morti .
Sogliono in altre praue conſtitutioni, correr maggior pericolo certe compieſſioni , certe età . Il Vaiuolo , i Vermini, le Epilepſie , fanno ſtrage ne’ Fanciulli : le Pleuritidi negli adulti : ne’ piu attempati i cattarri. Nella preſente , con fiera ſtrage indiſtinta , ſi ſon veduti infermarſi , languire , ſpirar l’ anime in vn punto , la più tenera infantia, la più verde giouentù , la più robuſta virilità ; la vecchiaia più decrepita . O’ flagello , tanto vniuerſale, quanto orrendo ! Regole Fiſionomiche , addio : hebbi già in voi ( che noi celo ) una tale quale credenza , almeno ſuperficiale. Certi ſembianti c’ hanno del violento : certi occhi di torbida , & annebbiata pupilla , di rado euitarono eſito di morte ſubita , ò infauſta : In queſto Contagio , ſi ſono oſcurati i più ſereni , e i più puri occhi, che mai faceſſe la Natura ; e che nella bellezza del loro lume , moſtrauano la compoſitione armonica, dell’ arcibene proportionato temperamento. Queſta ſola eteroclita regola, abbatte ogni regola ; e quaſi peruerte il concerto delle conſtitutioni della Natura .
Mà per continuare la doloroſa materia, perche creſceua il ſoggetto delle fontioni , e mancauano gli Operarij ; recidendo la Morte di giorno in giorno le Vite de’ Deputati , perciò ſotto gli 24. di Giugno , comandò il Vallareſſo , che per lo primo di Luglio , foſſe fatta nuoua elettione di tre di Eſſi per contrada , eccettuando gli Droghieri, perche ſenza diſtrattione poteſſero attendere al ſeruitio vrgentissimo de gl’ infermi. Che il loro carico , durar doueſſe per vn meſe: e che per ciaſcuna Contrada , vno delli Vecchi eſtratto à ſorte doueſſe continuare l’ vfficio ſuo per giorni diece, per ammaeſtramento de’ nuovi .
Che tutti gli Deputati , ſi doueſſero trasferire alla preſenza del Vallareſſo , per eſſere conoſciuti , & incaricati del loro debito , e per riceuere gli ordini appartenenti alle lor fontioni : douendo ogni ſettimana, il giorno di Gioue, eſser deputato alle audience di Eſſi; affineche eſattamente rifferiſsero, se in cadauna contrada, ſuccedeſsero diſordini .
Le cariche erano tra coteſti in tal maniera diſlribuite. Vno di eſſi hauea la cura d’inueſtigar gli ammalati, e i ſoſpetti ; e di far chiuder le Caſe infette con molta ſicurezza al di fuori : facendo fare vna bianca Croce ben viſibile ſopra la Porta ; affineche veduta facilmente da ogn’ vno, ſi foſsero potute le perſone tener lontane : e la nota di queſte Caſe, doueua giornalmente portarſi all’ Vfficio di Sanità.
Il ſecondo Deputato , hauea carico di pigliar in liſta tutti gli poueri ſequeſtrati ; e di portarla ſenza dilatione all’Vfficio ; dal quale di giorno in giorno , erano contati dodeci ſoidi per cadaun pouero ; e queſti conſegnati dal Deputato ad vn Mercante della ſteſsa Contrada, eletto da’ Proueditori Ordinarij ; da ſpenderſi nelle coſe necceſsarie ; le quali da duo Artigiani foſſero diſtribuite con la debita cautione , per le feneſtre. Alli beneſtanti, ſouueniſsero gli parenti , gli amici, i vicini, con la circoſpettione douuta .
Del terzo Deputato era cura , che gl’ infermi foſſero viſitati dal Medico; gl’ infetti, traſmeſſi al Lazaretto ; e gli cadaueri traſportati alla barca, ò alla ſepoltura : douendo in altro emergente che ſi offeriſſe, coadiuuar l’vno l’altro; eſſercitando l’ auttorità già data loro dal Vallareſſo .
E perche , quaſi per fatale infelicità , ſi vedenauo molti di queſti, renitenti , ò tepidi eſſecutori di così biſognoſe fontioni , per tanto fù poſto loro lo ſprone al fianco, di graui pene pecuniarie, e d’ altre ad arbitrio, ſe foſſe occorſo, che dopo nominato alcuno alla Carica, e dopo hauuta in iſcritto la informatione delle coſe da farſi, non ſi foſſe lodeuolmente impiegato , nel ſoccorrer la Patria .
In queſto mentre, il Collegio de Medici, per procedere con più cautione , e ſicurezza , e per euitare od ‘l pericolo de’ propri ſoggetti, in riguardo all’infettione ; ò l’ira del temuto di pari , e riuerito Vallareſſo, formati gl’ infraſcritti Capitoli, ſupplicò che foſſero admeſſi.
Prima, che occorrendo che il Medico di qualche Quartiero ìnfermaſſe, foſſe tenuto darne ſubito notitia all’ Vfficio ; & in oltre ( per la penuria eſtrema de’ Medici ) poteſſe ſubordinar vn Chirurgo approuato in ſua vece, per lo tempo ch’ egli ſteſſe ammalato ; e che dall’ Ufficio foſſe impoſto al Chirurgo il viſitar quel Quartiero.
Secondariamente, che quando il Medico haueſſe di certo, e nella propria confidenza conoſiuto il male d’ alcuno eſſer peſtilente, veduto però il male di proprio occhio, con le debite cautioni di lontananza, non foſſe tenuto far la viſita al letto.
Terzo, che quando il Medico ſi auuedeſſe, lo infermo occultar il male, come ſpeſſo interueniua per farſi viſitar più volte foſſero caſtigati tanto eſſo infermo , quanto gli di lui congiunti, ò ſerui, che di detta occultatione malitioſa complici foſſero.
Quarto; che per traſmettere gl’ infermi al Lazaretto, doueſſe baſtar la fede ſottoſcritta dal Medico con giuramento , ſenza la ſottoſcrittione de’ Proueditori alla Sanità; perche occorreua molte volte , che non hauendo gl’ infermi perſona pronta , à cui commetter la cura del procurar la ſottoſcrittione da Quelli , accadeua, che non erano traſmeſſi al Lazaretto , mà con notabile pregiuditie non hauendo gl’ infermi perſona pronta , à cui commetter la cura del procurar la ſottoſcrittione da Quelli , accadeua, che non erano traſmeſſi al Lazaretto , mà con notabile pregiuditio del publico , nelle proprie Caſe moriuano .
Tali Capitoli , furono come congrui , e ragionenoli , approuati dal Vallareſſo benignamente , ſotto gli venticinque dì Giugno.o del publico , nelle proprie Caſe moriuano .
.
This text is a part of the publication and translation of Il gran contagio di Verona nel milleseicento, e trenta (1631) by Francesco Pona (1595–1655), an eyewitness account of the plague epidemic in Verona in 1630.
Original
- Dedication
- Libro primo
- Libro secondo
- Libro terzo
- Libro quarto
- Privilegio
Modern
- Dedication
- Libro primo
- Libro secondo
- Libro terzo
- Libro quarto
- Privilegio
English
- Dedication
- Libro primo
- Libro secondo
- Libro terzo
- Libro quarto
- Privilegio
Leave a Reply